di Rocco Orlando
Intorno agli anni Settanta del secolo scorso non si guarda solo alla malattia e alla sua cura, ma si comincia a parlare di promozione della salute. Questa espressione viene coniata nel 1974 dal ministro della salute e dell’assistenza canadese nel rapporto Lalonde, dove si sottolinea come all’aumento dei fondi forniti ai servizi sanitari per la cura delle malattie non vi sia stato un sostanziale aumento dei livelli di salute. Si decide, pertanto, di investire sulla promozione della salute e si comincia a parlare di ‘campi della salute’: salute e malattia sono considerate il risultato dell’interazione di 4 elementi (fattori biologici, influenze ambientali, stili di vita individuali, capacità di risposta ai servizi sanitari). Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la dichiarazione di Alma Ata (1978) e poi con la dichiarazione di Ottawa (1986), comincia ad usare l’espressione ‘promozione della salute’ affiancandola all’obiettivo della cura.
Il rapporto Lalonde è considerato il documento che ha introdotto gli stili di vita all’interno della discussione tra malattia e salute. Essi sono frutto di libere scelte, ossia il soggetto adulto sarebbe in grado di agire nel modo più favorevole alla sua salute modificando i comportamenti dannosi: vale a dire i comportamenti a rischio sono frutto di libere scelte.