Una lettera di… 11. Una lettera di Gino Pisanò, tra recensioni e presentazioni

In un saggio apparso nel volume “Qui dove aprichi furono i miei giorni”. La luminosa humanitas di Gino Pisanò, a cura di F. D’Astore e M. Spedicato (Lecce, Edizioni Grifo, 2019) scrivevo che Gino Pisanò (Casarano, 26 giugno 1947 – San Giovanni Rotondo, 18 marzo 2013): «è stato uno studioso eclettico, versatile che ha offerto numerosi e apprezzabili contributi in vari campi: dalla letteratura all’arte, dalla storia locale a quella delle biblioteche. I suoi lavori di italianistica, in particolare, si collocano nel solco tracciato, da due maestri dell’Università di Lecce, Mario Marti e Donato Valli, da lui frequentati a partire dagli anni Ottanta, dal momento che riguardano prevalentemente figure e momenti della letteratura salentina dal Seicento al Novecento visti in rapporto con la cultura nazionale, secondo una prospettiva policentrica della storia della letteratura italiana. Ma su di lui hanno avuto una notevole influenza anche due illustri critici come Oreste Macrì e Maria Corti, spesso presenti nel Salento, con i quali egli stabilì relazioni feconde e durature».

Lo conobbi verso la seconda metà degli anni Ottanta, quando incominciò a pubblicare i suoi  primi scritti su giornali e riviste e prese a frequentare l’ambiente universitario leccese. Tra di noi si stabilì subito un rapporto di sincera amicizia e collaborazione che andò avanti fino al momento della sua prematura scomparsa. Non era difficile, d’altra parte, riuscire a essergli amico, data la sua gentilezza e mitezza d’animo. Nel 1991 pubblicò una recensione del mio volume, La “permanenza” della poesia, Studi di letteratura meridionale tra Otto e Novecento (Cavallino di Lecce, Capone, 1989). sul n. 89 della rivista leccese “l’immaginazione”, in cui, fra l’altro, scriveva che «Giannone offre un contributo ulteriore al progetto di un più generale ed organico impianto della storia culturale del Sud».  Due anni  dopo, sul “Quotidiano di Lecce” del 24 giugno 1993,  dedicò un articolo all’altro mio libro, Futurismo e dintorni (Galatina, Congedo, 1993), in cui, dopo avere preso in esame i vari saggi presenti, osservava, in conclusione, che «il volume […] si legge piacevolmente anche per l’agibilità e la chiarezza che connotano lo stile di Giannone, sempre efficace nell’applicazione del suo metodo storiografico che puntualizza momenti particolarmente significativi della nostra storia culturale».

Intanto, sempre nel 1993, vide la luce, con l’editore Congedo di Galatina, il suo primo volume, Seicento letterario in Terra d’Otranto, mentre l’anno dopo, con lo stesso editore, uscì Lettere e cultura in Puglia tra Sette e Novecento (Studi e testi). Di entrambi i libri mi fece dono con dediche affettuose.  Del secondo, pubblicai una lunga recensione sul “Quotidiano di Lecce” del 16 luglio 1994, sia perché si trattava di una raccolta di studi che mi interessavano da vicino sia per contraccambiare la sua attenzione nei miei confronti. Qui all’inizio collocavo il libro di Pisanò nel filone di studi di letteratura regionale messa in rapporto con la cultura nazionale e scrivevo: «Anche una regione come la Puglia, rimasta sempre sacrificata da un‘impostazione che tendeva a privilegiare i grandi “centri” nazionali nei confronti delle zone “periferiche”, ritenute per questo di minore importanza, è stata fatta oggetto di accurate indagini, le quali ne hanno messo in luce, al contrario, una costante e insospettata vivacità culturale lungo tutto il corso dei secoli». E così continuavo: «Il libro raccoglie sei saggi già pubblicati su varie riviste, con un corredo di testi e documenti che permettono di ripercorrere, attraverso l’analisi di singole figure o di precisi episodi, alcuni momenti significativi della cultura letteraria, ma anche filosofica, pugliese e, in particolare, salentina, dalla fine del Settecento fino ala prima metà del Novecento». Poi passavo in rassegna i vari saggi, da quelli su Giovambattista Lezzi e Giuseppina Scolmafora, vissuti nel periodo dell’Illuminismo, a quello su Giacomo Arditi che invece operò tra Romanticismo e Positivismo; dagli interventi su Luigi Corvaglia e i suoi carteggi col dantista Bruno Nardi e con Tommaso Fiore fino al saggio sull’Accademia salentina di Girolamo Comi, di cui l’autore ricostruiva attentamente la storia attraverso l’esame di documenti inediti.

A Gino fece molto piacere questo articolo e nella lettera che mi inviò e che qui pubblico, manoscritta sul recto e sul verso di un cartoncino, mi esprimeva tutta la sua gratitudine per la recensione, elogiandomi al contempo per la mia prosa che definiva «castissima, esemplare». Fui sempre io, poi, a presentargli questo volume nella Libreria Einaudi di Maglie il 17 novembre 1994, alla presenza, tra gli altri, di Oreste Macrì.

Nel 1999, Gino Pisanò curò l’antologia L’Albero. Rivista dell’Accademia salentina. Antologia 1949-1954, con una premessa di M. Corti (Milano, Bompiani, 1999). In questa occasione scrissi una recensione sul n. 163 dell’“immaginazione”, in cui riconoscevo a Pisanò il merito di aver ricostruito «attentamente la nascita e le vicende della rivista, rinvenendone l’origine nel modello frontespiziano». Facevo notare soltanto che si trattava di un’antologia parziale della rivista, limitata ai primi cinque anni di vita, con «l’amputazione di una parte consistente dell’“Albero” (ben sei fascicoli apparsi dal 1955 al 1966)». In effetti, a decidere questa impostazione fu probabilmente la stessa Corti per valorizzare ulteriormente il ruolo da lei svolto in qualità di segretaria dell’Accademia salentina di cui appunto “L’Albero”, in quei primi anni, era il bollettino. Nonostante questo minimo rilievo, Gino reagì con la sua consueta signorilità ringraziandomi ugualmente a voce per la recensione.

Nel 2010 lo invitai a partecipare al Convegno internazionale di studi su Michele Saponaro, da me organizzato. In quell’occasione tenne una relazione sulla produzione poetica di Saponaro, mettendone in rilievo, nella fase primonovecentesca, le ascendenze carducciane e, nella successiva (il secondo dopoguerra), una accentuazione dei toni discorsivi e intimistici.

Purtroppo, qualche tempo dopo si manifestò il male che doveva condurlo alla morte e ricordo che fu lui stesso a comunicarmelo, con una voce completamente mutata e irriconoscibile, nel corso di una telefonata che mi lasciò molto turbato. Comunque Gino continuò a lavorare fino alla fine e nel 2012, con le Edizioni Panico di Galatina, nella collana “Cultura e storia” della Società di Storia patria – Sez. di Lecce, pubblicò il suo ultimo volume, Studi di Italianistica fra Salento e Italia secc. XV-XX. Me ne fece dono con la seguente affettuosa dedica: «1-XI-012 | A Lucio Giannone | con grande stima ed affetto | Gino Pisanò». Questo libro venne presentato il 7 novembre di quell’anno presso il Padiglione Chirico dell’ex monastero degli Olivetani. In quell’occasione Gino, nonostante lo stato avanzato della malattia, intervenne coraggiosamente e salutò per l’ultima volta gli amici leggendo questo mirabile brano tratto dal Dialogo di Plotino e Porfirio delle Operette morali di Leopardi che figura anche in epigrafe del suo libro: «Viviamo, Porfirio mio… andiamoci incoraggiando e dando mano e soccorso scambievolmente per compiere nel miglior modo questa fatica della vita. La quale, senza alcun fallo, sarà breve. Quando la morte verrà, allora non ci dorremo: e  anche in quell’ultimo tempo gli amici e i compagni ci conforteranno: e ci rallegrerà il pensiero che, poi che saremo spenti, essi ci ricorderanno e ci ameranno ancora».

Nel primo anniversario della scomparsa, il 18 marzo 2014, insieme ad altri amici, (Marco Leone, Fabio D’Astore), presentai il libro nell’Aula magna del Liceo classico di Casarano, mentre il 16 marzo 2018 si svolse una  Giornata di studio su “Gino Pisanò: l’uomo e lo studioso” sempre presso la sala Chirico degli ex Olivetani, organizzata da Mario Spedicato per la Società di Storia patria, nel corso della quale tenni una relazione dal titolo Gli studi sul Novecento [di Gino Pisanò].

 .

Questa voce è stata pubblicata in Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari, Letteratura e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *