Inchiostri 124. I silenzi e Antonio Donghi

di Antonio Devicienti

Fosse stato possibile avrebbe taciuto sempre più a lungo, se possibile sempre più a lungo,

come a trasformare il lungo silenzio nell’unica parola (o immagine) possibile.

Una stesa di marroni e di verdi modulati dalla luce meridiana e romana fino all’ombra folta dell’incavo nel tronco di un pino marittimo.

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«Vieni dal tempo del sonno, non è vero?» «Sì, ma transitando nella tua veglia che scrive lettere al silenzio» «Scrivere lettere al silenzio: è definizione possibile del dipingere» «E del sonno» «È vero, ma soltanto se il sonno si sceglie soglie sulle quali indugiare a guardare» «Oltre la soglia le ondulazioni dei Castelli Romani, archi d’acquedotto nella campagna, le mura di Roma?» «Mi chiedi quello che già sai» «No: ti chiedo di quello che

tu mi fai vedere».

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