Molti altri studiosi – in genere professori ordinari di storia meridionale, come F. Senatore, F. Storti e Serena Morelli- da decenni indagano, e ne hanno parlato, i famosi fascicoli ritrovati dell’antico archivio orsiniano, che sta restituendo alla terra d’Otranto e a Galatina un passato fin qui (cioè fino a vent’anni fa) ignorato, e che illumina su molte questioni del potentato: l’esercito orsiniano, le immigrazioni levantine, così intense anche a Galatina e altro ancora. Io però sono contento di aver fatto venire a Galatina, un nostro illustre concittadino, da anni professore ordinario a Trento, e cioè Luigi Blanco, che di recente ha pubblicato un volume fondamentale sulle origini medievali dello Stato. Vetere ed io abbiamo anche voluto la presenza di giovani studiosi, con brillanti relazioni, come Maria Luisa Tacelli, Rosanna Alaggio o come Maria Rosaria Vassallo e Ciro Berardinetti, con studi sull’esercito del principe Orsini, e Vito Castrignanò, allievo di un altro nostro grande concittadino Rosario Coluccia, che ha affrontato la questione, così tipicamente orsiniana, e così caratterizzante, del volgare salentino. Perché queste presenze? Perché il tema del Convegno, così articolato? Perché porre Galatina, e la sua storia, in un contesto di riflessione internazionale? Ritorno a dirlo: perché per conoscere la storia di Galatina, o di Soleto o dell’antica Contea (che in età balzesca inglobava anche Cutrofiano, Sternatia e Zollino) è necessario avere intanto gli adatti strumenti concettuali, ed è anche necessario mettere in relazione terre vicine o anche lontane – intendo almeno quelle del potentato orsiniano – ma sottoposte allo stesso regime istituzionale, e dedurne la storia istituzionale comune; ecco perché la lezione di Schiera, sulle gerarchie feudali dei territori, e sul rapporto intimo tra terra e potere, è fondamentale: perché serve per riorganizzare scientificamente la struttura della Contea e del potentato. Sono però particolarmente contento di aver organizzato, durante la sessione a Soleto, una tavola rotonda sul ‘laboratorio orsiniano’, e vi hanno partecipato sei studiosi non accademici, di vari paesi, da Lecce a Galatina a Nardò, ma con alcuni interventi di notevolissimo rilevo, e il mio rammarico è che non vi abbiano anche partecipato altri, che pure avevo invitato, e che avevano del buono da dire, ma questo, naturalmente, può avvenire. Infine l’ultima giornata, di sabato 24, interamente dedicata al mondo orsiniano e feudale di Galatina e Soleto: il prof. Raffaele Casciaro ha fatto vedere con rara efficacia i paralleli pittorici tra gli affreschi cateriniani e quelli assisiati, mentre Roberta Durante, allieva dell’indimenticato amico del Salento, André Jacob, ha dimostrato, attraverso fonti che ben pochi saprebbero utilizzare (vecchie pergamene usate per legatura di libri con scritte o disegni), come la cultura grecanica si forgiasse o transitasse dalle terre della contea e da Galatina. A mio modo di vedere le scoperte più rilevanti per la storia ristretta di Soleto e di Galatina sono racchiuse nella relazione di Gigi Galante, che ha ritrovate mappe cinquecentesche e vedute dei due paesi, iscrizioni, ritratti e addirittura tracce, da esaminare, dei Toucy, i primi signori della Contea, e di origine francese, che hanno suscitato un intervento di grande rilevo del prof. Boyer, a riprova che la conoscenza, quella vera, e non quella scopiazzata o millantata, si forma dall’incontro e dalla relazione tra saperi diversi. E non posso tralasciare l’incontro notevolissimo tra la relazione nella prima sessione del prof. Senatore sugli immigrati levantini in Gioia del Colle (terra orsiniana) e i brani del Balzino di Rogeri de Pacienza, che descrive appunto una festa levantina, a fine Quattrocento, e in lingua protoslava, in Gioia: un tutto mirabilmente presentato il giorno dopo dall’intervento di Mario e Marco Graziuso a Soleto. Come dire, il tutto è fatto di parti. Il convegno è nato per questo; e per questo è stato molto frequentato dal pubblico, e ne fanno fede le foto e le riprese televisive; un solo caso di presenze diminuite l’ho registrato per venerdì 23 al mattino, ma era fisiologico e prevedibile che questo avvenisse, perché era comunque un mattino lavorativo, e così ho relegato a questa sessione le relazioni più complesse e più tecniche, quelle di Schiera, di Blanco e di Boyer (che ringrazio per aver parlato in italiano) e di altri; ma, lo dico per esperienza, sono queste relazioni che lasciano le tracce più profonde e innovative negli studi. Per me è stata di grande soddisfazione la presenza anche di alcune classi dei licei classici (‘Colonna’) e scientifici (‘Vallone’) di Galatina: ragazzi molto attenti e composti, e li ringrazio come anche ringrazio i loro dirigenti e professori. È per questi ragazzi che, alla fine, si fa tutto questo. Due sole osservazioni ulteriori. A giudizio di molti, anche di diversi medici presenti, è stata di grande interesse la relazione dei professori Storti e Sublimi Saponetti che hanno esaminato le ferite riscontrate sulle ossa dei soldati turchi caduti ad Otranto nel 1480 e ritrovate a suo tempo dal prof. D’Andria. Nell’attenzione generale è stata ascoltata la descrizione sia del tipo di ferite che del tipo di arma che le inflisse, con ricca iconografia di queste armi ed importante esame, fatto analiticamente proprio grazie alle ossa superstiti, delle etnie molteplici che componevano l’esercito turco. Spero che la relazione si possa ripetere da noi; del resto qui a Galatina è stata presentata per la prima volta. Infine, vorrei ricordare che l’Amministrazione comunale ha predisposto, nel palazzo Mandorino, e resterà in visione per un mese, una esposizione di venti gigantografie con i ritratti dei principi Orsini, e quelli dei più importanti galatinesi del Quattrocento, nonché la riproduzione dei documenti trecenteschi che hanno segnato la storia di Galatina: l’istituzione del mercato del giovedì (1303) e la bolla pontificia del 1392 che concede ai pellegrini di passaggio a Galatina per il santuario della Madonna di Leuca le stesse indulgenze che stavano rendendo celebre la Perdonanza aquilana. Infine ecco una piccola sorpresa. Franco Cardini, io credo per l’età e per la distanza, non è potuto venire a Galatina da Firenze, ma ha concesso una lunghissima intervista di circa 45 minuti, sul convegno (era tra gli ospiti d’onore), e su Galatina. Nella sessione inaugurale sono stati trasmessi solo 20 minuti di questa intervista o intervento che sia; se il prof. Cardini ne darà autorizzazione troveremo l’occasione per farli ascoltare tutti e 45 agli amici galatinesi, quanto meno agli amici veri.
[“Il Galatino” anno LVII – n. 5 – 8 marzo 2024, p. 5]