Manco p’a capa 205. L’arte della natura

di Ferdinando Boero

E così la Nature Restoration Law è passata, anche se con il voto contrario dell’Italia. Facciamoci sempre riconoscere….
La traduzione sul sito ufficiale è Legge sul Restauro della Natura, ma a volte si trova Ripristino.
Prima le direttive europee miravano alla rimozione degli impatti che alterano l’ambiente. Smettiamo di inquinare, distruggere gli habitat, spandere spazzatura ovunque, sovrasfruttare le risorse naturali, e la natura si riprenderà. L’obiettivo era, quindi, di lasciare che la natura si riprendesse da sola, una volta venuti meno i nostri influssi malefici. Il restauro parte dal presupposto che la natura non ce la faccia e che sia necessario riportare le cose in uno stato precedente ai nostri impatti, con interventi diretti. A terra, ad esempio, queste operazioni si fanno con i rimboschimenti. Una pratica molto “delicata”. Non è saggio, ad esempio, piantare alberi di una sola specie e di una sola classe di età. La tempesta Vaia ha distrutto 14 milioni di alberi in Friuli e in Veneto. Che facciamo? Ripiantiamo gli stessi alberi, le stesse specie, con le stesse densità? In un periodo di cambiamento globale le probabilità di eventi estremi, di violenza inaudita, aumentano. Il che significa che la “nuova” foresta (artificiale) correrà il rischio di fare la stessa fine di quella distrutta da Vaia. Ripristinare o restaurare una foresta identica a quella di prima significa non aver capito la lezione, perché le probabilità di eventi estremi sono sempre più alte.

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