di Antonio Devicienti
Oppure alla luce marina si screziano Muse come velate. Dolcissime e appena profumate di gelsomino (o è la mente che ne percepisce vaghissimo sentore?): per Ophélia de Queiroz.
Eravate Lisbona nel barlume
della sua luce ed il vento aranciato
dos Jerónimos, dolcissimo agrume;
eravate quell’amore aspettato.
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Nell’incavo dei polsi ma levissimo
s’intuiva il gelsomino palpitare
(non osava egli) sentore tenuissimo
(non osava pensarli da sfiorare).
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Maresia s’esaltava al Miradouro
de Santa Luzia: più bella Lisbona
dell’eternità, lettera e corona.
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Marezzato il Vostro sguardo dal Tejo,
nei suoi eteronimi (gabbiana, luce,
respiro) la città qui lo conduce.