Si aggiunge a una precedente edizione in formato digitale la recentissima (3 giugno 2024) stampa cartacea e aggiornata del DISC – Dizionario Italiano Sabatini Coletti (Hoepli). Ne sono autori Francesco Sabatini, professore emerito dell’Università Roma Tre, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, notissimo anche al pubblico televisivo per la pluriennale e domenicale trasmissione «Pronto soccorso linguistico» («Uno Mattina», Rai 1); Vittorio Coletti, accademico della Crusca e professore emerito dell’Università di Genova; ai primi due si è unita, dal 2022, Manuela Manfredini, professoressa dell’Università di Genova.
A partire dal mondo della scuola e della ricerca, il DISC è diventato negli anni strumento di consultazione e di studio non solo lessicale, soprattutto grazie alla sua originalità nel trattamento dei verbi secondo la grammatica valenziale, che ne fa un unicum nel panorama dei dizionari italiani dell’uso. Nel modello valenziale di descrizione della lingua, le unità linguistiche (le parole, potremmo dire) non vanno analizzate isolatamente ma secondo i rapporti che esse stabiliscono tra loro, a vari livelli del sistema. La diffusione e lo sviluppo in Italia di questo metodo di analisi si deve a Sabatini il quale ha individuato nuove strade per presentare in maniera convincente le strutture della lingua in termini di “grammatica implicita”, agevolmente acquisibile anche da studenti molto giovani.
Anche altre caratteristiche del DISC costituiscono motivi di grande interesse, per l’attenzione sistematica alle novità e ai cambiamenti della nostra epoca. Ci limitiamo a pochi esempi significativi.
Nella nuova edizione, il Dizionario aggiorna il suo già ricchissimo lemmario con significati nuovi di parole già esistenti (asfaltare, frugale, giallorosso, resilienza, sardina, sostenibile, spillover, vocale ecc.) e con centinaia di veri neologismi (abilismo, boomer, catcalling, democratura, ecocidio, fomo, gigafactory, meme, metaverso, monogenitoriale, phygital, restanza, smartabile, transfobia, vertiporto, webinar ecc.). La sensibilità sempre più diffusa e condivisa che la società contemporanea mostra per le questioni di genere e di pari opportunità tra generi si riflette nel modo scelto per la presentazione delle entrate lessicali. Per ciascun sostantivo (e aggettivo), tradizionalmente indicato al maschile, si dà anche la corrispettiva forma femminile. Ad es. cuoco m., cuoca f. sost. (pl.m. –chi, f. –che) ‘chi per professione cucina in case, ristoranti, alberghi ecc. e, per estensione, chiunque si occupi di cucinare in famiglia’. In alcuni casi, specificamente per mestieri, professioni o ruoli di evidente e larga presenza sociale, si offrono voci femminili autonome, con definizioni ed esempi esclusivi e datazione propria. Ad es. dottoressa sost. f. 1 ‘grado e titolo di donna che ha conseguito una laurea: dottoressa in lettere, in fisica, ecc.’; 2 ‘titolo di donna che esercita la professione medica’, sec. XVI; o professoressa sost. f. 1 ‘laureata che insegna nelle scuole secondarie o nell’università o ha il titolo per farlo’; 2 ‘donna che suona in un’orchestra, spec. sinfonica’; 3 ‘primaria ospedaliera, spec. se ha conseguito la libera docenza o titoli equivalenti’; 4 ant. ‘moglie di professore’, a. 1855. Dottoressa, professoressa e altri termini sono registrati come voci autonome distinte, rispettivamente, dalle corrispondenti voci maschili dottore, professore, ecc. In questo modo la parità di genere, che è obiettivo giustamente perseguito nella società italiana, si traduce in una precisa scelta lessicografica.
A saperlo ben utilizzare, il dizionario non è un semplice elenco di parole, da consultare in caso di difficoltà o quando non conosciamo il significato di alcune di esse; né (ancor più banalmente) va usato solo per controllare la grafia di certe forme, se siamo incerti. Sfruttato nelle sue enormi potenzialità, il dizionario diventa strumento fondamentale per studiare e conoscere a fondo l’italiano e la sua grammatica, per apprenderne sfumature, strutture e modi di applicazione e, infine, per arrivare ad amare consapevolmente la nostra bellissima lingua.
[“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 14 giugno 2024]