Che cosa suggerisce l’osservazione dell’autore del Faust? Semplicemente che realizzare il bene costringe a imitare modelli negativi: l’intenzione è buona ma la metodologia messa in campo non può non essere venata almeno di risvolti negativi. Se si vuole costruire il bene non si può non agire con metodi che non siano quelli sperimentati e messi largamente a frutto dai “cattivi”. Così ci si trova nella dura necessità di adottare quello che abbiamo sempre considerato riprovevole elevandone la giustezza pratica (funzionale) e la possibilità che l’adozione di un simile percorso non confligga con la nostra vita morale ma realizzi necessariamente il vieto detto della necessità che fa virtù. A leggere ben addentro l’affermazione goethiana si scopre, esposto in chiare lettere e non per speculum et in aenigmate, che le migliori intenzioni non ci salvano da un’abitudine che trova la sua radice nella natura umana che cerca di raggiungere i suoi scopi, anche quelli più encomiabili, battendo le vie traverse del compromesso, della raccomandazione e di altri ritrovati che la pratica della vita suggerisce. Insomma, si può accogliere il suggerimento di Goethe? Si capisce, ed è provato, che ad essere un po’ (o un po’ tanto?) mascalzoni ci si guadagna sempre.
(2016)