di Antonio Devicienti
Poi c’è Roma, stratificata città, spasmi di vita, spasmi di sole: per John Keats.
Questo tramonto senza fine forse
e trasvoli lunghissimi di rosso
se morire è succedersi di corse
disperanti fino alla poesia-osso.
.
Acqua, acqua alla fronte febbricitante
caro amico e finestra spalancata
sopra i suoni di Roma musicante
città per guarigione sospirata.
.
Ma vortica la luce per chi muore
senza poter sentire più l’odore
di salvia che lungo la scalinata
.
verso l’alto s’inabissa svelata
vertigine inzuppata nel sudore
scrittura, melanconico tremore.