Noterellando… Costume e malcostume 13. L’anima del commercio o il commercio dell’anima?

Il primo che mi viene in mente, e che mi sa d’istigazione, è: “Fatti furbo!” (a  cui segue l’oggetto per acquisire tale necessaria e indispensabile scaltrezza: Fatti furbo… compra questo o quest’altro…; Fatti furbo… vai lì o là…; …scegli quella banca…; prendi quell’automobile… prova quella carta igienica (…che è colorata, disegnata, firmata da artisti famosi, e ha tre, quattro e perfino sette veli come Salomè, e infine è resistentissima, tanto da poterci salire morbidamente fino         a dieci piani)…

Ma dico: devo fare tutte quelle scale lì? Ma un bagno al piano terra, non c’è?

Un altro slogan di moda – che, per quanto mi riguarda, sollecita un effetto del tutto contrario all’invito – è “Lasciati coccolare da…”. E anche qui, segue di tutto: non soltanto luoghi di vacanza, terme, alberghi di lusso, che sono attinenti e pertinenti. Ma anche prodotti impropri o quanto meno dubitativi. Su annunci, manifesti e volantini leggo che mi devo lasciar coccolare dal nuovo “shampoo al cioccolato BrufolCiok”; su un altro anche dalla “Traslochi-Dove-E-Quando-Vuoi” (pur restando già bene dove sto); oppure dalla nuova Agenzia di Assicurazione contro le punture d’insetti o contro le macchie accidentali di gelato al pistacchio sulla camicia; o ancora dal Gruppo Idraulici Riuniti e Mai Divisi, e da un’infinita pletora di Artigiani Esperti (ormai quasi tutti rumeni o albanesi, che parlano l’italiano meglio degli italiani), i quali ti coccolano “soli” 70 euro alla chiamata: infatti tu chiami, loro vengono, e i “soli” 70 euro cambiano subito padrone, senza che la situazione del guasto da riparare cambi di una virgola. Scontrino o ricevuta fiscale, manco a parlarne.

*    *   *

A complemento e maggior chiarimento di quanto sopra, permettetemi, a questo punto, un ‘siparietto’ personale. Nonostante l’ironico approccio alla questione, confesso di avere un amore autentico per la pubblicità. Da adolescente e poi giovanotto di belle speranze, quando è affiorata e si è consolidata la mia propensione al disegno e alla creatività, ho prodotto per molti anni bozzetti e slogan pubblicitari per diverse aziende del Salento: Poliresine, Ceramiche Salentine, Libreria Viva Athena, Aranciata Ascalone… A questa produzione (sempre appassionata) sono da aggiungere le decine e decine di diapositive create per conto della Publicitas, che venivano proiettate, prima del film, nei cinema delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. E infine: chi ha la ventura di avere in casa una copia della davvero mitica edizione dell’Almanacco Salentino del 1968-69 a cura di Mario Congedo e Vittorio E. Zacchino (forse ancora reperibile in qualche buona libreria) troverà anche qui disseminate, oltre a quelle umoristiche, varie altre mie illustrazioni pubblicitarie.

Non sono quindi prevenuto sull’argomento.

Quello che a me pare degradante, tanto per la pubblicità in sé quanto per noi ‘utenti’, è questa sparsa modalità della comunicazione attuale, che – senza fare, naturalmente, di tutte le erbe un fascio – è ormai banalizzata, anemica, solita, sbrigativa, da tirare-a-campare, basata su una diffusa ripetitività.

Slogan fantasiosi e suggestivi  come “Chi mi ama mi segua”, “Contro il logorio della vita moderna”, “Chi Vespa mangia le mele” o “Milano da bere”,  non mi pare che si vedano più in giro.

Si va diritti al sodo. “Tu devi comprare!… E lasciarti coccolare!  Si fa coccolare il tuo vicino di casa, e tu ancora tentenni? Fatti furbo!”.  

Anche questo mi sembra un segno dei tempi. Forse la fantasia non è più al potere. E si avverte un disinvolto piattume anche nell’anima del commercio. O nel commercio dell’anima.

Alla prossima!

[2015]

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