Una lettera di… 6: Una lettera (e tre libri) di Ercole Ugo D’Andrea

di Antonio Lucio Giannone

Ercole Ugo D’Andrea

7 . II. 92

Caro prof. Lucio,

t’invio, anche se con ritardo, i miei due più recenti libri editati da Lacaita e Garzanti, in più una memoria di Luzi, mio ospite un inverno dell’88.

Unisco anche la rivista Poesia, con una nota di Silvio Ramat, che forse t’interesserà da critico a critico. Mi sembra assai bella.

Spero, con calma, che darai un’occhiata al tutto.

Ho molto nei cassetti, da rivedere e riordinare, quando avrò un po’ di tempo e di salute.

Per ora continuo a scrivere.

Alla fine (?) qualcuno sceglierà forse dal tutto cinquanta poesie.

Non sto bene, accennavo, perché somatizzo ogni ansia e depressione fino – ora – a una specie di solidificazione della coscienza ch’è il mal della pietra (così il signor de Montaigne), che oggi, con lessema più moderno, passa sotto il nome di calcolosi (nel caso mio, alla cistifellea); colesterolo alto, tabagismo, ecc…

Sai… ho quattro anni più di Rilke, molti più di Federigo, di Esenin e di Blok. Perdona questi nomi importanti (Vergallo carissimo ci aggiungerebbe, magari, “e importati” e Marti si arrabbierebbe, forse).

Lasciate riposare un poco le anime care di Pagano Comi Bodini e pensiamo ai vivi, o no? Scherzo! Sono con Rilke anche quando asseriva, seraficamente, che il poeta deve cambiar nome e nascondersi quando diventa pasto di stroncature e elogi e – peggio – agiografie (come nel suo caso) o etichette da psicoanalisi e maledettismi varî. Il poeta è solo un malato, un nevropatico, un narcisista (ma lo era anche Darwin e lo sono taxisti, contadini, bancari e casalinghe).

Sono tutte cose che sai, ne sono certo.

E le su citate categorie, spesso, non annoverano tra le loro file neanche un “poeta”.

Vado a ruota libera, scusami.

Perciò ti saluto con tanta stima e un augurio di “felicità domestica” (tolstoiano-reboriana).

Ciao,

Tuo Ercole

Tel. 0833/861029

‒ solo di sera, dopo le 18, per carità ‒

P.S. Non rileggo, segna tu blu e rosso

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