I novant’anni di quell’eroe sognante di nome Paperino

Paperino è un eroe che va a cercarsi la sfortuna, impaziente, un po’ nevrotico, con i nipoti Qui, Quo, Qua che lo disperano e lo consolano. Attratto dalle situazioni complicate, abilissimo nel trovare soluzioni, spesso senza sapere nemmeno come, senza sapere nemmeno cosa farne,  in costante conflitto con il mondo, con tutto quello e tutti quelli che gli stanno intorno, o semplicemente con qualcosa che non funziona: il lavandino che sgocciola e gli impedisce il riposino, la macchina che si guasta. Succede tutto a lui. Per esempio: Paperino trasforma il suo giardino in un’oasi perfetta; si organizza con l’amaca, una camicia hawaiana, i panini, le bibite ghiacciate, un vecchio ventilatore che simula la brezza, un paesaggio esotico come fondale di scena. La sua vacanza è questa, tranquilla, serena. Ma  una nuvola si aggira minacciosa nello spazio di cielo sopra la sua testa. Una nuvola sola: sopra la sua testa.

Così Paperino trascorre le vacanze nel suo giardino applicando un metodo che in qualche modo si può ricondurre a monsieur  Francois- Marie Arouet, detto Voltaire, il quale fa concludere a Candido il suo conte philosophique con questa frase: il faut cultiver notre jardin. Bisogna coltivare il nostro giardino.  Si può coltivare dunque il proprio giardino tirandolo a lucido e se non si ha un giardino da far scintillare, certamente potranno brillare le maniglie delle porte, i vetri delle finestre, la carrozzeria dell’auto che da tempo immemorabile aspetta un pietoso lavaggio.  A pensarci bene, Paperino è l’unico personaggio dei fumetti ( almeno di quelli che conoscono coloro che sono cresciuti a fumetti e pane e pomodoro) che ci rassomiglia. E’ umano, troppo umano. Deve affrontare la vita di ogni giorno con tutte le sue incertezze, le trappole, gli imprevisti, e ogni giorno si stupisce, si arrabbia, si addolcisce, è tenero, insicuro, determinato, fantasioso, a volte si scoraggia, a volte si entusiasma, non gli riesce mai nessun programma, e allora si affida al caso perché sa bene, lui così inconsapevolmente saggio, che è il caso a governare il mondo, e che a nulla serve tentare di mutare il modo in cui devono andare le cose.

Ma nonostante la sua saggezza – oppure proprio per la sua saggezza?- Paperino è un grande sognatore: non si stanca mai di sognare ad occhi chiusi o aperti. Sogna il mondo come lo vorrebbe, se lo disegna, se lo costruisce, e lo abita, incantato, finchè non sopraggiunge il trambusto che lo sveglia anche se non sta dormendo, finchè zio Paperone o i nipoti o le urla del vicino non lo riportano con le zampe arancioni sulla terra.

Sa che è così che va la vita, Paperino. Sa che si sogna e ci si sveglia e che appena si può si ritorna a sognare perché è il sogno che dà la forza di stare svegli e di confrontarsi con tutto quello che accade a te stesso, agli altri. Esattamente come lo sa ciascuno di noi.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 26 maggio 2024]

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