Noterellando… Costume e malcostume 11. Il gioco delle tre cartacce

Sappiamo tutti com’è finita. Pur soffrendo una certa crisi d’identità e/o adeguandosi in parte alle nuove tecnologie, i giornali e i libri, ma anche documenti pubblici, fatture commerciali, notifiche, ingiunzioni, eccetera eccetera, sono sempre lì: sulla carta.

Mancano semmai, sostituiti dal telefonino e da un sempre più incombente “messaggiare” (neologismo di squisita fattura), le lettere personali di una volta, quel fitto carteggio fra persone comuni o fra uomini di stato o studiosi in vena di confronti e confidenze o fra semplici innamorati, che dava forse un senso più sentimentale e umanistico alla cronaca e talvolta alla storia: testimonianze tangibili e resistenti, di cui oggi (e salvo, forse, che per qualche inguaribile romantico come me), non se ne sente evidentemente il minimo bisogno.

Per il resto, lungi dall’essere sparita, la carta è diventata ben presto una sorta d’invadente e invasiva ‘malattia’ del XXI secolo: un autentico morbo di cui tutti siamo preda, e al quale non riusciamo ancora a porre un efficace rimedio, infiltrandosi maleficamente – essa carta! – sotto i nostri usci o in tutte le cassette di posta dei palazzoni di città, come nelle case, casine, casette e casolari di borghi e paeselli, sotto l’infida forma di messaggeri di benessere e utilità.

A nulla valgono i cartelli, speranzosi e/o anche intimidatori, tipo: “È severamente vietato lasciare opuscoli pubblicitari di qualsiasi genere in questo condominio!” oppure “Chi introduce in questo stabile materiale promozionale è perseguibile a norma di legge!”. Macché. Gli ‘invasori del volantino’ sono rapidi, efficaci, invisibili, invincibili. Il personale preposto alle pulizie non fa in tempo a ripulire ingressi e androni, che manco cinque minuti dopo essi traboccano di depliants d’ogni provenienza: supermercati, pizze a domicilio, dentista-fai-da-te, fitness a rate, svuota-cantine a prezzi modici, idraulico-elettricista-tuttofare, fino all’immancabile “Lasciati coccolare dai 99 deliziosi gusti di creme e frutta con panna della Cattedrale del Gelato Artigianale!”…

Il risultato è grottesco, anzi perverso come nel famigerato ‘gioco delle tre carte’. Si perde sempre (la faccia). Dagli ingressi, androni e cassette della posta, tutto quel po’ po’ di roba finisce infatti immancabilmente per terra, diventando robaccia, cartaccia, minaccia al decoro e alla buona educazione.

Che civiltà è mai questa se, anziché leggere cosettine un po’ più interessanti, ci soffermiamo a controllare subito, illico et immediate, sul fresco volantino del Super-Mega Centro Commerciale, a quali e a quante offerte super-speciali non bisogna assolutamente perdere botta? E se, leggendo e rileggendo, non ci sono offerte interessanti? Beh, tanto vale buttare via il volantino, no? Il quale volantino (appallottolato o a fogli sparsi o in base all’estro dell’utilizzatore), va immancabilmente a finire per terra.

Ma come? S’è fatto tanto per eliminare la carta, e poi ci troviamo ancora più  ‘incartati’?

Che sia, ancora e sempre, colpa del consumismo?

Raccontava, a tale proposito, lo scrittore Luciano De Crescenzo: «Mia madre mi ha insegnato a non buttare via nulla. Tanto meno per terra. Teneva perfino una piccola scatola di cartone, dove sul coperchio stava scritto: “Spaghi troppo corti per essere usati”. A chi le chiedeva: – Ma che te ne fai? Lei rispondeva, sorridendo: – Po’ servì. Può servire».

Forse anche la carta inutilizzata di un volantino “po’ servì”. Quanto meno come ‘termometro’ di buona educazione. Non pensiamo certo di conservarla come gli spaghi troppo corti della signora De Crescenzo, ma buttiamola almeno in un cestino o negli appositi contenitori. O no? A presto.   

[2015]

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