di Antonio Devicienti
C’è un’installazione di Kounellis nel cortile principale di Palazzo Bo fatta di travi di legno consumate dal tempo e scheggiate; l’artista le raccolse nella periferia della città, le pensò come segni materici della resistenza al nazifascismo e quelle travi alludono anche alla cattedra di Galileo, il perseguitato.
Il cielo di Padova che si profila sulle cupole e sui minareti bizantini e orientali della Basilica ha una profondità che commuove, i vetri della Specola riflettono ancora la vertigine della scoperta.
Padova è città d’acque e di cieli, andare e andare sotto i suoi portici è lasciar risuonare nella mente passi che pensano, che meditano.