Manco p’a capa 200. Chat GPT: che cosa bisogna fare per vivere!


“Ferdinando Boero è stato un biologo marino italiano noto per il suo lavoro nel campo della biodiversità marina e della biologia degli invertebrati. Ha dedicato la sua carriera allo studio della biodiversità degli ecosistemi marini, concentrandosi soprattutto sui meccanismi che regolano la distribuzione e l’evoluzione delle specie marine.
Boero ha contribuito significativamente alla comprensione della biodiversità marina attraverso ricerche sulle reti trofiche, la dispersione larvale, la biogeografia e l’ecologia dei piccoli organismi marini come meduse e plancton. Il suo lavoro ha evidenziato l’importanza della biodiversità per la stabilità degli ecosistemi marini e per la salute del pianeta nel suo complesso.
Inoltre, Boero ha svolto un ruolo importante nell’educazione e nella sensibilizzazione riguardo alla conservazione della biodiversità marina, comunicando i risultati delle sue ricerche al pubblico attraverso conferenze, pubblicazioni scientifiche e media”.
Fin qui ci siamo, però quell’ “è stato” mi ha insospettito. Infatti il testo che mi riguarda finisce con:
“La sua scomparsa nel 2020 è stata una perdita significativa per la comunità scientifica, ma il suo lavoro continua a influenzare la ricerca e la conservazione della biodiversità marina in tutto il mondo”.
Per Chat GPT sono morto. A mia insaputa. Incuriosito ho chiesto di cosa sarei morto. La risposta:
“Ferdinando Boero è scomparso il 20 maggio 2020 a seguito di un arresto cardiaco. La sua morte ha lasciato un vuoto nella comunità scientifica, ma il suo lavoro e il suo contributo alla ricerca sulla biodiversità marina continuano a essere ricordati e apprezzati.”
Non capita tutti i giorni di leggere il proprio elogio funebre.
Mi sono premurato di informare Chat GPT della mia condizione attuale (sono vivo), e devo dire che se ne è rallegrato, scusandosi dell’errore. Dopo un po’ ho ripetuto la domanda e ho scoperto di essere ancora morto, ma in data differente. Ero morto anche in inglese, ma in anni differenti. Ho informato anche la versione inglese, ricevendo le sue scuse. Ora se chiedo trovo risultati abbastanza confortanti per il mio ego e, per fortuna, sono risorto (a dimostrazione che un pochino la testa me la sono montata).
Chat GPT, quindi, può sbagliare. Chissà dove ha trovato in rete la notizia della mia morte. Ho chiesto ma non ho avuto riferimenti sulle fonti. Però, se corretto ripetutamente, il sistema “impara” e corregge gli errori.
Chat GPT, come tutti noi, conosce le cose a seguito dell’esposizione ad informazioni, ed è’ anche in grado di assemblarle un pochino. Gli ho chiesto di farmi ridere e mi ha raccontato una barzelletta: Perché il biologo marino non può mai restare a casa di venerdì sera? Perché non vuole perdere la festa di plankton! Non mi ha fatto ridere. Ho chiesto di spiegarmela e la risposta non è soddisfacente.
La mia esperienza con Chat GPT è tutto sommato positiva, anche se non so quanto possa fidarmi di lui (o lei) per cose su cui ho scarsa familiarità. Meglio controllare le fonti. Ovviamente con altri algoritmi che ci conducano a fonti primarie, prima di tutto articoli o voci enciclopediche di autori di riconosciuta attendibilità. Ho fatto domande a Google e ho trovato riferimenti a fonti poco attendibili, pubblicate su siti attendibili. Ad esempio tesine di studenti di prestigiose università piene di evidenti strafalcioni, messe in rete sul sito dell’Università prestigiosa. I sistemi informatici veicolano informazioni e le assemblano in modi plausibili, ma la conoscenza è un’altra cosa. E anche l’umorismo.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 19 maggio 2024]

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