Trasporto di una reliquia di S. Antonio da Padova a Venezia per proteggere la Repubblica dagli Ottomani

di Rocco Orlando


Santa Maria della Salute a Venezia.

      Bernardo Gonzati  nel 1853 così scrive: ”In ogni secolo, massime negli antecedenti al nostro, popoli e principi onorarono a gara la tomba di Antonio, e non pochi fra essi mostraronsi desiderosi d’ottenere qualche reliquia. Né la veneta Repubblica, sotto la cui tutela dimorava il nostro Santuario mostrassi sulle prime ritrosa ad assentire alle pietose brame. Quindi in tempi diversi, il Portogallo, l’Austria, la Spagna ed altre contrade d’Europa ebbero a consequire  qual una, qual altra parte delle venerate spoglie. Ma come prima ne’ diritti, così non inferiore nella devozione del Taumaturgo a verun’altra città, volle anch’essa Venezia possedere alcune parti di tanto tesoro. E ne faceva solenne domanda, quando a rendersi propizio il Cielo nelle lunghe guerre di Candia, ricorse alla intercessione del Nostro Santo, e gli dedicò per voto un altare nel tempio sacro alla Vergine della Salute”. L’idea di una devozione speciale verso S. Antonio era balenata alla mente del patrizio Giovanni Grimani, che era stato già podestà di Padova, gran devoto del Santo; egli  aveva convinto i senatori della Serenissima ad ascrivere Sant’Antonio tra i patroni della Repubblica impegnata in una estenuante guerra contro l’Impero Ottomano; e fece voto al Santo di Padova per chiedere la cessazione delle ostilità.

     La guerra contro i Turchi durò dal 1648 al 1669, combattuta tra la Dalmazia e le isole dell’Egeo ed in particolar modo sull’isola di Creta (chiamata Candia dai Veneziani).  Ancora il Gonzati scrive: “Fu allora che il doge Francesco Molin per mezzo di Andrea Pisani, podestà, e Sebastiano Giustiniani, capitano, entrambi residenti in Padova, fece chiedere ai Deputati della città porzione (sono le parole stesse della ducale che porta la data del 29 febbraio 1652, ndr) di reliquie del medesimo Santo, che fosse fuori dell’Arca, per essere con la venerazione maggiore conservate sopra l’altare predetto”. E a proposito lo storico Sertorio Orsato (1617-1678) scrive di S. Antonio: “Nostro riveritissimo protettore, avvocato presso Dio della Cristianità tutta, e particolare intercessore della Serenissima Repubblica: Santo grande, e    maraviglioso, che rende fortunatissima la nostra Patria per il possesso del prezioso tesoro del suo sacro corpo e che con incessanti orazioni presso Dio, per sua bontà, soccorre chi lo implora.”

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