di Antonio Errico
I mutamenti strutturali, profondi, radicali, vertiginosi, globali, che l’evoluzione della tecnologia sta provocando, richiederanno, pretenderanno, una totale riconsiderazione dei saperi che si rendono necessari per essere ed esistere nell’universo della cultura dei prossimi anni. Si avrà bisogno di un pensiero nuovo, capace di confrontarsi con nuovi codici, nuovi linguaggi, nuovi strumenti della comunicazione, della formazione, con nuove categorie, sistemi, condizioni sociali, culturali. Saranno necessari, indispensabili, nuovi apprendimenti e quindi nuovi insegnamenti, nuovi contenuti, e quindi nuovi metodi da integrare, far interagire con i metodi finora adottati.
Nuovi apprendimenti, allora. Ma non è facile – oppure è difficile, è veramente difficile- prevedere, individuare quali apprendimenti serviranno domani l’altro o proprio domani. Ma è ancora più difficile ipotizzare quali saranno i metodi più efficaci per un apprendimento sostanziale. Perché i metodi, si sa, devono essere coerenti con gli obiettivi e le finalità. Le incoerenze costano care: possono comportare l’inefficacia dell’apprendimento, o comunque una sua superficialità.
La conoscenza sarà una condizione nuova. In fondo è andata sempre così. L’evoluzione è avvenuta sempre così, con una costante combinazione di metodi e strumenti.