C’erano poi le scommesse sulle corse dei cavalli, e gli ippodromi fermentavano di una ‘fauna’ di frequentatori multiforme e pittoresca, sostanzialmente caciarona, sbruffona, irruente, passionale, ma quasi mai estrema o eccessiva, splendidamente rappresentata da Steno nel famoso film Febbre da cavallo. Infine, chi voleva tentare la fortuna sognando ‘la vincita del secolo’, si concedeva – più romanticamente – l’azzardo dell’uscita di un terno secco (magari suggerito in sogno dalla Buonanima) su una delle 10 ‘ruote’ del leggendario gioco del Lotto oppure si provava ad azzeccare i 13 pronostici delle partite di campionato, abbinati all’altrettanto mitico Totocalcio.
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Oggi la nostra ludica Penisoletta è tutta un Casino (senza l’accento, proto!), una sorta di Las Vegas a tempo pieno. Accanto agli storici Casinò, sono ovunque fiorite autentiche cittadelle del gioco e del vizio: sale bingo, rutilanti empori delle scommesse, fantasiosi saloni tentacolari. Senza contare le centinaia di migliaia fra tabaccai, bar, tavole calde, centri commerciali, grandi stazioni di servizio, che – tra un pieno di carburante e un cambio dell’olio – dispongono ormai di rilassanti angolini riservati ai videopoker e alle slot-machines e agli scintillanti ‘grattini’ miliardari: un incommensurabile paradiso-inferno dell’azzardo, spesso gestito non proprio limpidamente, e dove peraltro hanno accesso anche i minori. Che più minori non si può…
Se – com’è riportato sul web da un articolo a firma di Michele Vuga – è già di per sé allarmante il dato che “il 20% di bambini e adolescenti fra i 10 e i 17 anni frequenterebbe sale bingo e giocherebbe alle slot machine”, appare decisamente più spaventevole e raccapricciante che “il 25% dei piccoli fra 7 e 9 anni (avete letto bene: bambinetti di scuola elementare!) avrebbe già usato la paghetta per lotterie e gratta-e-vinci”.
Sono i risultati ufficiali di un’indagine promossa dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, presentati a un Congresso internazionale tenutosi a Marrakech nell’aprile dello scorso anno. Da considerare ancor più inquietanti, giacché, dalla stessa indagine, emerge che i genitori, in gran parte, sono portati a minimizzare o a eludere del tutto il problema. Senza infine sottacere la gravità dei danni potenziali che conseguono all’enorme facilità d’accesso nelle scommesse e giochi da casa propria tramite il computer.
È tempo di togliere la testa fuori dalla sabbia. Credo che la questione meriti massima cura e premura, soprattutto a riguardo delle generazioni più giovani.
Ho giocato d’azzardo qualche rara volta anch’io, da giovinotto, ma ho sempre avuto paura di andare troppo in là. Di oltre-passare quel confine sensibile che divide il piacere del divertimento vero dalla ‘furia’ del risolvere la propria vita con la bramosia, frenesia, accanimento, follia che può esserci attorno al tavolo verde o di fronte a una macchina mangiasoldi feroce, infida e insaziabile.
Se non avessi timore d’essere preso in giro potrei anche confessarvi che adoro ancora il gioco dell’oca (ne ho anche disegnati alcuni) e della tombola. E più di tutti, forse, quello del ‘Monopoli’, che richiama ricordi di spensieratezza e autentica felicità, consumata con molti altri compagni, ai tempi leggendari e immacolati delle nostre scorribande ‘a ddha vanda a la Stanzione’…
Di fatto – come racconta il dossier di Libera intitolato “Azzardopoli” – dal 1992 (anno della discussa e discutibile liberalizzazione del gioco d’azzardo) e fino ai giorni nostri, l’Italia è passata da un fatturato di settore di appena 5 miliardi a più di 90 miliardi di euro, conquistando, in questa poco onorevole classifica, il primo posto in Europa e il terzo nel mondo! Con un spesa di 1620 euro pro-capite (neonati compresi)!
Insomma, i poveri italioti che sono “gioco d’azzardo-dipendenti”(non meno di un milione di persone), e che pensano di arricchirsi con una ‘botta di sedere’, stanno sempre più col sedere per terra.
Meditiamo, amici. E buona fortuna.
[“Il Galatino” a. XLVIII n. 4 del 27 febbraio 2015, p. 3]