di Fabio D’Astore
Riassunto – Il saggio prende in esame l’attività scrittoria di Luigi Marti, soffermandosi in particolare sulla prolifica produzione in versi, specie con riferimento, all’interno di questa, alle tre raccolte poetiche, Un eco dal villaggio, Liriche e Dalle Valli alle Vette, pubblicate nel corso di oltre un decennio.
Abstract - The essay examines the writing activity of Luigi Marti, focusing in particular on the prolific production in verse, especially with reference, within this, to the three poetic collections, Un eco dal villaggio, Liriche and Dalle Valli alle Vette, published over the course of more than a decade.
Della numerosa ed eclettica famiglia Marti fa parte anche Luigi, uno dei figli di Pietro e Elena Manno e dunque fratello del più noto Pietro. Luigi risulta essere versatile autore di scritti di vario genere, fra i quali spiccano certamente alcune raccolte poetiche: ne danno notizia, fra gli altri, Raffaele, fratello di Luigi, alle pagine 71-72 de L’estremo Salento[1], precisando: «Tolgo la presente biografia dall’Almanacco illustrato: Il Salento, a. 1929, VI, Vol. III»; poi Pietro in un articolo firmato con lo pseudonimo Ellenio nel numero 1 del gennaio 1931 de «La Voce del Salento»[2] e in un passo autobiografico riportato da Alfredo Calabrese nel saggio Le memorie di Pietro Marti apparso sulla rivista «Lu Lampiune» nell’aprile 1992[3]; Aldo de Bernart in un breve saggio intitolato Il Salento nella poesia di Luigi Marti[4] e, di recente, in maniera decisamente più sistematica, Paolo Vincenti nell’agile e utilissimo articolo Caro alle Muse: Luigi Marti da Ruffano a Pallanza[5], apparso sulla rivista «Il Bardo» nel luglio del 2020.
Nonostante di talune opere al momento non sia stato possibile rinvenire copia e malgrado l’attribuzione arbitraria o erronea di altre, certamente la produzione in versi mi pare l’aspetto più persuasivo dell’attività scrittoria del Marti.