di Antonio Devicienti
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L’olifante del temporale infuria sopra la città ed era secoli
prima di un oggi indecifrabile e buio. Ma anche allora l’oggi sarà sembrato
indecifrabile e buio splendidamente ammantato
di violenza.
Nel progredire e nel proseguire quello che rimane eccede già la mente violata
anch’essa dall’oltraggio dei fatti: il precipitato di oscurità e distruzione
lacera la fede, pur fervida, l’aspettazione martoriata tra slancio e
disperazione.
Prega: già zuppo il tabarro non di terrore ma di pioggia sì e di
tutto il peso di quel pensare e sentire e studiare. Ansima: il porticato lo
protegge ma tra la città conquistata e la città allagata il tempo è unico sasso
denso e nero nel progredire di fatti che la pietà racconta –
ma il fortunale lava senza redimere.