di Ferdinando Boero
Civil war racconta una futura guerra civile che dilania gli USA, la seconda nella storia. Quando i sostenitori di Trump non accettarono la sconfitta elettorale l’assalto a Capitol Hill durò a lungo e, assistendovi dalla TV, rimasi sconcertato dalla lenta reazione delle forze dell’ordine. Erano disorganizzate o aspettavano di vedere come sarebbe andata a finire? In Civil War una parte dell’esercito si ribella al presidente, eletto per la terza volta. Non si capisce chi abbia ragione o torto: la fotografa di guerra, da veterana, spiega alla neofita che non spetta al fotografo stabilirlo. Lo deciderà chi vedrà le sue foto. E lo stesso vale per il film: non valgono ragione e diritti se si ha di fronte una persona armata, decisa ad uccidere. Nei film americani giustizia e ragione trionfano sempre, ma se si assiste ad una rissa già iniziata non si capisce chi abbia ragione, si simpatizza per chi subisce le angherie dei più forti, ma queste potrebbero essere una reazione a chi voleva imporre un’ingiustizia con la forza, pagandone le conseguenze, anche con la vita. Come è successo a Mussolini e a Hitler. Diversamente da quel che è avvenuto a Allende. Saddam Hussein fu impiccato ma non aveva armi di distruzione di massa. Conoscendo tutta la storia potremmo decidere dove siano ragione e torto; spesso, però, la storia la fanno i vincitori, anche se non sempre: i fascisti italiani compirono massacri nella ex-Jugoslavia e la reazione fu altrettanto mostruosa: le foibe. E ora ricordiamo solo le foibe, senza che qualcuno dica: ma noi che abbiamo fatto, prima? Vengono in mente il 7 ottobre e Gaza. O i massacri nel Donbass e quelli nel resto dell’Ucraina. Ogni mostruosità ne giustifica altre, tutte da non dimenticare, anche se noi amiamo dipingerci come “brava gente”, dimenticando le nostre malefatte e, se qualcuno ce le ricorda, le giustifichiamo con le malefatte altrui.