di Antonio Mele / Melanton
Il titolo di oggi – omaggio cordiale a Massimo Catalano, scomparso nella primavera dello scorso anno, trombettista di jazz, indimenticabile e ironico ‘battutista dell’ovvio’ nella popolare trasmissione di Arbore “Quelli della notte” – riapre il mai chiuso discorso sulla sanità pubblica.
Permettetemi, cari Lettori, di andare per una volta controcorrente, conoscendo anch’io quanto sia diffuso (ma spesso impropriamente) il concetto di ‘malasanità’.
Dichiaro intanto il mio massimo e convinto rispetto per chi sia malauguratamente incappato in casi deleteri di cure o interventi sbagliati. Nessuna giustificazione è, in tali casi, sostenibile né consentita. Tuttavia, non è parimenti sostenibile, né consentita, ogni forma di generalizzazione, stigmatizzando e criticando ‘a prescindere’ l’operato di centinaia di migliaia di persone, che pure si adoperano – con competenza, responsabilità e dedizione – per la nostra salute.
È mio desiderio, e anche dovere, spezzare quindi per una volta una lancia a favore della classe medica in particolare, e dell’intero sistema sanitario, che troppo spesso è nell’occhio del ciclone. Potremo forse non trovarci d’accordo su alcuni concetti, ma parlarne e confrontarsi senza pregiudizi e con massima serenità sarà di certo una cosa buona e giusta.