“Non credo che la scienza stia al centro della nostra società: eccitante ed instabile metafora, che rimanda insieme alla città ed al bersaglio; la scienza non è oggi che lo strumento principe della politica; quel che rende a me lievemente ripugnanti le imprese spaziali, è la coscienza che si tratta di intraprese politico-militari, con qualche sinistro tocco ginnico; sulla luna metterà piede quanto prima un colonnello o un maggiore, gente che non migliora per cambiar di pianeta; e con la corsa successiva arriverà la polizia. La scienza è stata collocata, oggi, nel centro tattico della società; ma il centro strategico o teoretico è altrove: dove si scontrano coloro che fanno della società il bene assoluto, unità di misura degli altri beni, che in essa confluiscono e fanno organismo, e coloro che hanno scelto la regione eversiva dell’immaginazione, e dunque dell’arte.”
Giorgio Manganelli, Imminente, quotidiana fine del mondo, in Emigrazioni oniriche, Adelphi, Milano 2023, pp. 16-17. L’articolo è del 1969.