Introduzione a Donne di potere nell’Alto Medioevo. Elena, Teodora, Irene, Marozia

di Paolo Vincenti

La genesi del presente volume è abbastanza articolata, come di consueto accade a chi scriva fuori da incarichi accademici o predefiniti progetti editoriali. Anche la scrittura saggistica infatti, se non risponde a calcoli commerciali dei committenti, tenendo fermi il dovuto rigore scientifico e la fedeltà al dato documentale, permette allo studioso ampia libertà di indagine ed espansione delle proprie passioni letterarie, proprio come la scrittura creativa. La prima motivazione alla base di questo volume è stata dunque quella di una riflessione sull’esercizio del potere da parte delle donne in antico regime. Un volume di genere, se si vuole, in un filone fortunatissimo e di grande successo frequentato dai più importanti antichisti italiani ed europei. Tuttavia l’interesse di chi scrive si è poi modificato spostandosi verso i percorsi di santità di alcune di queste donne protagoniste. Sono state loro, infatti, a venire incontro all’autore e quasi a proporsi nella loro bellezza sfacciata e nell’inalterato potere seduttivo che affascina ricercatori e narratori a dispetto del passare dei secoli. Questo ha portato al cambio del tema perché tre delle quattro protagoniste sono state santificate dalla Chiesa. Vieppiù ciò ha spinto chi scrive ad interrogarsi sugli ambigui percorsi in base ai quali nel passato si sono visti innalzare agli onori dell’altare personaggi (uomini e donne) che certo non brillavano per spiccate doti morali nella vita privata, al di là degli innegabili meriti pubblici. Certamente il presente saggio non vuole offrire uno studio antropologico sulla santità nel Medioevo, addentrandosi nelle modalità dei processi di beatificazione, nelle ragioni che le sottendono, nella fioritura dei culti in genere e nei criteri di giudizio, ma solo offrire ai lettori qualche spunto di riflessione sulla patente contraddizione fra vita pubblica e vita privata di alcune figure di santi[1], e sul concetto di coerenza, che si può definire come la connessione logica ed etica fra un comportamento e quello precedente, oppure fra quello che si dice e quello che si fa, sull’importanza di questo concetto e sulla possibilità che esso sia considerato piuttosto un disvalore o quanto meno un intralcio per certi percorsi pubblici di carriere di potere. E del resto non è forse la storia piena di esempi eclatanti, di personaggi famosi – papi, politici, regnanti, artisti -, con una doppia morale, pubblica e privata? Proprio la scelta del tema ha indirizzato anche la forma del libro verso una più distesa, forse oziosa, esposizione di biografie, fra aneddotica e dato storico, leggende e realtà, con un taglio essenzialmente divulgativo.

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