Il PNRR ha due fondamentali limiti, messi in evidenza da numerosi analisti: in primo luogo, è un disegno frammentato, che potrebbe non aggredire problemi strutturali dell’economia italiana, disperdendo risorse; in secondo luogo, demanda forse eccessivamente a competenze locali l’individuazione di obiettivi di politica economica che potrebbero essere centralizzati.
In più, la sua attuazione dipende in modo cruciale dal buon funzionamento della pubblica amministrazione, a fronte della circostanza che, soprattutto a seguito dei provvedimenti di blocco del turnover, la pubblica amministrazione italiana, e ancor più meridionale, è fortemente sottodimensionata.
Le responsabilità dei ritardi di attuazione sono molteplici e riconducibili alle seguenti.
Innanzitutto, vi è la responsabilità dei Governi passati che, in virtù dell’obiettivo del risparmio per i conti pubblici, hanno decretato il blocco del turnover della pubblica amministrazione, producendo un significativo sottodimensionamento rispetto alla media europea, con organico ancora meno potenziato nel Mezzogiorno, e aggiungendovi la non irrilevante conseguenza dell’invecchiamento dei dipendenti, con effetto di riduzione della loro produttività. È stato calcolato, a riguardo, in una ricerca condotta da chi scrive e da Roberto Romano, che occorrerebbero almeno 600.000 unità addizionali nel settore pubblico italiano. Si registra poi il dato per il quale l’occupazione pubblica in rapporto alla popolazione residente è in calo, in particolare fra il 2007 e il 2019, in tutti i Paesi europei e in Italia questo calo assume grandezze più rilevanti: in particolare, nel 2019, il rapporto considerato è del 13.2% nel nostro Paese, a fronte del 17.9% della media OCSE, del 21.2% della Francia e del 15.5% della Spagna. Oltre al problema quantitativo, si registra la scarsissima presenza, fra gli occupati, di titoli di studio elevati e, in particolare, di dottori di ricerca.
In secondo luogo, vi è la responsabilità di quei Governi che, nell’ottenere i finanziamenti europei, peraltro con un meccanismo (quello dei bandi) che, per sua natura, implica responsabilizzazione crescente degli Enti locali, non hanno provveduto per tempo a realizzare le condizioni istituzionali per l’attuazione del Piano, non predisponendo un adeguato programma di assunzioni nel settore pubblico.
Le responsabilità dell’attuale Governo sono chiare, per una duplice ragione: ha ratificato la revisione del Patto di stabilità, con la previsione di nuovi parametri per il contenimento del deficit e del debito pubblico in rapporto al Pil, ovvero di riduzione della spesa pubblica. In più, tutti gli analisti concordano nel considerare il PNRR l’ultima possibilità, per i prossimi anni, per il nostro Paese di attuare politiche fiscali espansive, ovvero, per il Mezzogiorno, interventi perequativi. Il Governo Meloni è in carica da due anni e ha già provveduto, per sua iniziativa e volontà, a ottenere la revisione del progetto.
[“La Gazzetta del mezzogiorno”, 10 aprile 2024]