di Antonio Prete
I nostri passi, un mattino di marzo,
sopra la neve bucata dall’erba.
Alberi stringono il cielo tra i rami.
Sul dosso, in alto, la bianca villa
con i torrioni, di là dai cipressi
la trapunta dei vigneti.
Le tue parole nell’aria, il vento
che piega i cespugli di canne,
il tuo piede che affonda fino all’orlo
dei jeans. E i baci lungo il cammino.
.
Sale dal vuoto
il ricordo, s’infigura. Come dal bagno
chimico della carta nelle vaschette
–sviluppo, arresto, fissaggio- sorgeva
il bianconero della foto.
.
Solerte, sempre all’opera, la camera
oscura del tempo.