di Nello De Pascalis
Gli scrutini andavano a rilento per discutibili prese di posizione di alcuni docenti per i quali la ‘proposta di voto’ era intesa come voto inattaccabile. Saltò, quindi, ogni scaletta e presto le palme nane di fronte divennero sagome informi. Scrutinavo da ore quel sabato e la mia insofferenza era palpabile. “Cos’hai? Impegni?”, mi fa un collega. Resto sul generico e gli dico di commissioni che rischiavo di non assolvere. Le operazioni poi si conclusero e, con sollievo, ognuno di noi lasciò il posto ad altri colleghi.
L’unico impegno che avevo era quello di scollinare tra Sant’Emiliano e Badisco con l’amico Fernando, sempre pronto ad assecondare le mie ‘follie’, epiche e stupide, ancorché condivise, di cui è artefice la parte meno razionale di me. Siamo due ultracinquantenni che non maturano e vanno per le coste più impervie e di notte, senza mettere in preventivo multe, incontri con malavitosi, malori. Partiamo. Un bel tratto di strada e scogliere accidentate ci aspettano e una notte sul mare. Vado piano, nessuno mi mette fretta, e assaporo meglio il piacere della mia libertà. Sulla Maglie-Otranto, sparute auto salgono dalla marina; Giurdignano è quasi deserta quando l’attraversiamo, Badisco desolata. Da qui prendiamo la panoramica che porta ad Otranto, poi a destra per un viottolo tracciato da pescatori o da chi va a diporto; attraversiamo una pinetina dove in altri tempi ho cacciato, un sentiero ciottoloso alla cui estremità due colonne bianche interrompono la continuità d’un muro a secco. Ci fermiamo su una radura che confina con basse scogliere. Resta un tratto difficile da fare a piedi: scogli aguzzi, quasi a strapiombo, che superiamo indenni. Che fatica!