di Antonio Lucio Giannone
Sempre nel 1932 Bodini collaborò col nonno in occasione di un numero speciale del giornale dedicato a Quinto Ennio, del quale quell’anno si celebrava il ventunesimo centenario della morte. A questo numero della «Voce del Salento», che venne pubblicato anche come opuscolo autonomo[1], collaborarono: Gregorio Carruggio, con una poesia dal tono enfatico; Pietro Marti con due articoli, La vita e Bibliografia salentina; Luigi Marti con L’opera; Luigi Bianchi con L’esame delle opere, e appunto Vittorio Bodini con L’anima di Ennio. In quest’ultimo contributo, l’autore, coerentemente con le sue idee d’avanguardia, metteva in rilievo soprattutto l’aspetto di “novatore” di Ennio, cioè «la rivoluzione razionalistica dello spirito romano, in cui consiste non poca parte del suo valore storico». E subito dopo così elencava gli elementi «nuovi e contrari» presenti nella sua opera che contribuirono a svecchiare la virtus romana: «la coscienza dell’individuo, la chiarezza della filosofia razionalista, cioè la critica al pregiudizio religioso e pseudoreligioso, la dignità e preponderanza del pensiero sulla materia, una più ampia prospettiva spirituale»[2].
Nel 1932 Bodini pubblicò alcuni scritti anche sul settimanale «Voce del Popolo» di Taranto, spinto probabilmente sempre da Marti che conosceva bene l’ambiente culturale e giornalistico cittadino, essendo stato preside di una scuola e avendo fondato lì alcune testate tra il 1897 e il 1900. In particolare, su quel periodico uscirono sei pezzi in tutto (cinque articoli e una recensione), quattro dei quali appartenenti a una rubrica, intitolata Lettere leccesi, sorta di brillanti corrispondenze di carattere informativo sulla situazione culturale del capoluogo salentino all’inizio degli anni Trenta e su avvenimenti di vario genere[3]. Uno di questi articoli è intitolato Paesaggio letterario, ed è una sintetica presentazione dell’ambiente letterario leccese e dei suoi principali rappresentanti, ognuno dei quali viene associato originalmente al suo posto abituale di lavoro o di ritrovo, come in una ipotetica mappa dell’intellighenzia locale ad uso dei lettori forestieri.