Inchiostri 113. Le macchine di Jean Tinguely

di Antonio Devicienti

Una macchina di Jean Tinguely sembra essere un TESTO del quale vengono evidenziati i meccanismi (le parti interconnesse tra di loro) e i movimenti (le interrelazioni che animano il testo), ogni sua parte è accenno a testi fuori dal testo, ma con esso in relazione (per esempio una catena rimanda alla bicicletta dalla quale proviene, una ruota al suo trattore e via enumerando), così che l’idea tradizionale di TESSITURA si rende visibile nel MONTAGGIO, le parti meccaniche smontate dalle loro posizioni e funzioni originarie assumono nuovi significati e nuovi ruoli, anche ironici e giocosi, ma che, esattamente come il testo letterario, vanno a formare una macchina inutilizzabile per produrre o per muoversi o per spostare merci: si tratta di una “macchina” da un lato fine a sé stessa (ironicamente e programmaticamente inutile), dall’altro capace di provocare riflessioni e che invita a manipolarla, a entrarci dentro, a esplorarne spazi e anfratti solitamente celati alla vista e al tatto.

La natura e lo stato dei singoli pezzi (spesso scarti industriali o derivati da demolizioni oppure da smontaggi e che hanno, quindi, anche un carattere citazionistico) invitano alla contemplazione e, si badi, si contemplano parti di un paesaggio meccanico e artificiale, superfici molate o zigrinate, parti arrugginite o di vernice opacizzata dal tempo e dall’usura – poi si guarda l’insieme che s’impone con l’evidenza dei giunti meccanici e delle cinghie di trasmissione, si osserva il movimento che, nello stesso tempo visibile e invisibile, può esser detto il respiro della macchina.

Tinguely compie un atto di attenzione e di cura nei confronti di pezzi scartati e gettati via, diventati invisibili o, al più, ingombranti e fastidiosi: li raccoglie, li osserva, li ripulisce, dona loro nuova collocazione e nuova vita, li organizza con la rigorosa libertà dell’artista in una comunità di parti capaci di generare qualcosa di nuovo e di inedito. E una macchina può essere costituita anche da parti che sono piume, elementi di porcellana, stoffe, strumenti musicali, fogli di carta, dando vita a creature il cui corpo vive di materiali differenti, ma vive perché si muove e, muovendosi, interloquisce con chi guarda e ascolta, con chi gli gira intorno, con chi se ne lascia incuriosire e chiamare.

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