Il premierato forte e la legge Acerbo

Il problema principale è costituito dalle modalità elettorali. La proposta attuale stabilisce che l’entità politica che esprime il premier (partito o coalizione) avrà il 55% dei seggi in Parlamento. Posta in questi termini è una proposta inaccettabile. Senza stabilire una soglia minima per acquisire il diritto al 55% dei seggi la clausola rappresenta una forzatura al sistema democratico. Non ci si è accorti che la proposta rispecchia da vicino la legge Acerbo che regolò le prime elezioni dell’era fascista, nel 1924. Tale legge era addirittura più democratica di quella proposta oggi, perché stabiliva che la lista che raggiungeva il 25% avrebbe avuto i 2/3 dei seggi in Parlamento. Va ricordato che allora era in vigore un sistema proporzionale. Se la situazione si ripetesse oggi, con la frammentazione politica che c’è, una lista che conseguisse anche meno del 25% potrebbe avere il 55% dei seggi: una enormità. Ma anche con il sistema elettorale di oggi, i risultati non sarebbero meno pericolosi. Ricordiamo che l’attuale coalizione ha vinto le elezioni del 2022 con circa il 42% dei voti; se il risultato si ripetesse la coalizione avrebbe un 13% di voti in più: un esito che difficilmente potrebbe essere definito democratico.

Un altro problema scaturisce dal fatto che il sistema elettorale che esprime il premier è lo stesso che esprime il Parlamento, sicché vi è la possibile sovrapposizione tra due poteri che dovrebbero rimanere distinti. Come osserva Giorgio La Malfa, non è così negli Stati Uniti e in Francia (due ordinamenti ‘presidenziali’!), dove vi può essere differenza tra potere esecutivo e assemblee legislative.

Il fatto è che la destra non vuole un premier eletto, ma vuole una ‘dittatura eletta’ (o una “autocrazia illiberale”, come la definisce Zagrebelsky).

Purtroppo la vicenda della legge Acerbo insegna anche un’altra cosa. La legge fu approvata dalla Camera dei deputati dopo che vi ebbe lavorato una commissione di cui facevano parte tutti i partiti. I tentativi di modifica proposti sia in sede di Commissione che in sede di discussione parlamentare furono respinti e nella votazione finale alcuni esponenti dell’opposizione votarono con la destra.  Si può dire che furono gli stessi partiti politici che non seppero arginare la proposta fascista. Cosa che potrebbe accadere ancora se i partiti di oggi accettassero di discutere la proposta di premierato forte così com’è. A proposte di tal fatta ci si deve solo opporre e andare al referendum.

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