di Fabio D’Astore
Il marito di Elena è un romanzo meno noto ma certamente controverso di Giovanni Verga; anzi, secondo alcuni critici, «Il marito di Elena è forse il romanzo più contraddittorio e sconcertante che Giovanni Verga abbia mai scritto. Tutta la sua storia, dalla faticosa e svogliata stesura fino alle ultime perplessità della critica, ne ha costantemente messo in luce il carattere anomalo e deviante rispetto allo sviluppo della narrativa verghiana»[1].
Si articola in sedici capitoli e ha per protagonisti Cesare Dorello, un giovane di Altavilla, paesino vicino ad Avellino, e Elena, giovane e affascinante figlia di un ex funzionario borbonico, cresciuta con i genitori e la sorella Camilla ˗ entrambe ‘educate’ «quasi fossero destinate a sposare dei principi» (cap. III) ˗ nel quartiere napoletano di Foria, della quale Cesare si innamora, ricambiato, durante il suo soggiorno a Napoli, dove si era recato per ultimare gli studi di giurisprudenza. Siccome, però, il matrimonio non può essere permesso per le precarie condizioni economiche di lui, i due decidono di fuggire. Ben presto, tuttavia, il legame d’amore viene messo a dura prova dalle difficoltà economiche e dall’irrequietezza di Elena, sempre più attratta da esperienze mondane, che sfoceranno in una serie di avventure extraconiugali, e da un tenore di vita non praticabile proprio a causa delle precarie condizioni economiche. Né la raggiunta agiatezza, né la maternità modificano sostanzialmente l’esuberanza di Elena, rispetto alla quale, nonostante l’evidenza dei tradimenti, Cesare soccombe per viltà, «incapace di rompere la sua catena»[2], fino al tragico uxoricidio finale, esito quasi scontato di una «folle desolante sconfitta di un ideale amoroso, annientato dalla sorda reciproca estraneità dei protagonisti»[3].
Indicato tra i romanzi di imminente pubblicazione nell’agosto del 1881 su «L’Illustrazione italiana», Il marito di Elena uscì invece alla fine di febbraio 1882, per i tipi di Treves di Milano, dopo aver concluso la sua pubblicazione in quaranta puntate (dal 26 dicembre 1881 al 20 febbraio 1882) sul «Capitan Fracassa», noto giornale letterario e satirico fondato in Roma nel 1880, e dopo il deciso diniego del Verga a pubblicarlo anche su altri giornali, come invece avrebbe voluto il Treves.