di Simone Giorgino
Esule in Italia dalla vicinissima isola di Corfù, Andrea Mustoxidi (1785-1860), storico, filologo, traduttore, rappresenta un’interessante figura di letterato-ponte fra la Grecia e il nostro Paese, uno sparring partner affidabile e discreto per alcune delle più celebri imprese del Neoclassicismo italiano. Il contemporaneista Andrea Scardicchio (Università del Salento) ne ha appena tracciato un accurato profilo nel volume Mustoxidi in Italia (Edizioni dell’Orso, 2022), avvalendosi anche di lettere rimaste fino ad oggi inedite, frutto di ricerche condotte in alcune biblioteche italiane e presso l’archivio dell’autore a Corfù.
Mustoxidi era tenuto in grande considerazione dalla più avanzata società letteraria dell’epoca. Un giovane Giacomo Leopardi, per esempio, gli dedica il Saggio sugli errori popolari degli antichi (1815) in cui inneggia «al merito e alla fama» di quell’illustre grecista di cui ignora le «sembianze» pur ammirandone l’ingegno.
Ma tanti altri sono gli scrittori con cui il Corcirese entrò in contatto durante la sua lunga permanenza italiana, in particolare nel primo trentennio dell’Ottocento, in centri culturali importanti e vivaci come Pavia, Milano, Firenze, Venezia.
Vicino ad Alessandro Manzoni, Gian Giacomo Trivulzio, Giovanni Vieusseux e ad altri protagonisti della letteratura dell’Ottocento, fra cui anche la piccola ma agguerrita colonia di intellettuali originari delle Isole Ionie (Mario Pieri, Isabella Teotochi Albrizzi, Andrea Kalvos), Mustoxidi diede un aiuto fattivo a Claude Fauriel e a Niccolò Tommaseo nell’allestimento delle rispettive raccolte di canti popolari greci, sottoponendo pezzi inediti, collaborando alla traduzione, segnalando libri e saggi sull’argomento.