Parole, parole, parole 12. PISA – Programme for International Student Assessment

Per ottenere buoni risultati in PISA gli studenti devono essere capaci di estrapolare informazioni da ciò che conoscono, applicare le conoscenze in modo creativo a situazioni per loro nuove e dimostrare strategie di apprendimento efficaci. L’edizione 2022 è la più recente della quale conosciamo i risultati (la successiva sarà quella del 2025). Ad essa hanno preso parte quasi 700.000 studenti di 81 paesi ed economie differenti, che rappresentano 29 milioni di studenti in tutto il mondo. L’Italia ha partecipato con un campione di 10.552 studenti provenienti da 345 scuole selezionate, rappresentativo di una popolazione di circa mezzo milione di quindicenni. Ecco i risultati in Lettura, in Matematica e in Scienze.

Nella Lettura gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 482 punti, lievemente superiore alla media OCSE che si attesta a 476 punti. Rispetto al 2018, il cambiamento nel punteggio conseguito in questa disciplina non è diverso (in sostanza) dai cicli precedenti. In Italia il 79% dei partecipanti raggiunge almeno il livello minimo di competenze. A livello internazionale la percentuale è del 74%.

In Matematica gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 471 punti, in linea con i 472 punti della media OCSE. Nel confronto con gli esiti del 2018, il punteggio medio conseguito in questa disciplina è diminuito di 15 punti; la diminuzione è tanto più significativa se la rapportiamo ad edizioni ancora precedenti. In Italia il 70% dei partecipanti raggiunge almeno il livello minimo di competenze. A livello internazionale la percentuale è del 69%.

Nelle Scienze gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 477 punti, inferiore alla media OCSE che è di 485 punti. Se si considerano i dati a partire dal 2006, l’andamento dei risultati è piuttosto stabile. In Italia il 76% dei partecipanti raggiunge almeno il livello minimo di competenze. A livello internazionale la percentuale è la stessa.

Ai primi posti nel mondo si collocano in questa edizione (come nelle edizioni precedenti) i paesi asiatici (Cina, Singapore, Macao, ecc.) e paesi europei come Finlandia ed Estonia.  Se confrontiamo i dati italiani con quelli di nazioni europee tradizionalmente a noi accostabili, constatiamo che la prestazione media in Italia è  inferiore a quella di Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. Sono le nazioni europee con viene naturale misurarci, e qui perdiamo. Non possiamo consolarci constatando che stravinciamo su Macedonia, Kosovo, Algeria, Repubblica Domenicana.

 Di più deve allarmarci che nel nostro paese esistono differenze territoriali e per tipologia di istruzione. Le aree del Nord Italia ottengono punteggi superiori alle aree del Sud in tutti e tre gli ambiti di indagine. In lettura e comprensione del testo Trento e Bolzano raggiungono punteggi simili a quelli di Germania e Slovenia e superiori alla media nazionale; la Toscana ottiene punteggi vicini alla media nazionale; la Sardegna registra punteggi inferiori alla media nazionale e simili a quelli di Grecia e Turchia.  Rispetto ai differenti tipi di scuola, i Licei hanno ottenuto punteggi medi superiori agli altri tipi d’istruzione in tutte e tre le discipline indagate. A seguire, con un rendimento tra loro simile, vi sono gli Istituti tecnici e quelli di Istruzione e Formazione Professionale.

Evitiamo, per una volta, le insulse polemiche sulla inattendibilità delle indagini, nazionali e internazionali, che scoppiano ogni volta che si discute dei risultati poco soddisfacenti (o inferiori a quanto sarebbe auspicabile) ottenuti dai nostri studenti. Sappiamo, certo, che i metodi d’inchiesta potrebbero essere diversi, che i parametri potrebbero essere modificati o integrati, che ci sono spesso difformi condizioni strutturali, che svantaggi di partenza comportano quasi fatalmente esiti poco felici. Ma se, indagine dopo indagine, triennio dopo triennio, le tendenze tratteggiano un panorama non esaltante della scuola italiana (e, troppo spesso, della scuola meridionale) è tempo di non nascondere la testa sotto la sabbia e di discuterne senza pregiudizi. Non per trovare capri espiatori, ma alla ricerca di soluzioni operative. I lettori interessati, se vogliono, mi scrivano. In ogni caso ne riparleremo, in questa rubrica.

                                                               [“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 29 marzo 2024]

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