di Marco Leone
Parlare della Maccennula qui a Copertino è un po’ come portare vasi a Samo. Tutti voi conoscete la storia di questo giornale, che alle spalle una storia consolidata (sono oramai settantacinque anni dalla sua nascita) e tutto sommato lineare e continua a confronto con altre esperienze di periodici ben più effimere. Certo, nel corso della sua lunga vita, non sono mancati problemi e difficoltà: la denuncia per “libertinaggio” del ’55; le spaccature interne alla redazione, che talora hanno prodotto, per emanazione, altri fogli concorrenti, e tuttavia del tutto occasionali e transeunti; e ancora, l’avvicendarsi dei direttori, dei redattori e dei vignettisti; il cambiamento delle modalità di stampa, conseguenza dei progressi della tecnologia; le ristrettezze economiche e la ricerca degli sponsor. Ma questi momenti di crisi si sono tuttavia sempre risolti in impulsi di crescita e la Macennulla ha continuato a uscire sempre in coincidenza con la festa di San Giuseppe, come un appuntamento irrinunciabile e atteso dalla comunità copertinese (una volta sola, nella sua storia, c’è stato anche un numero speciale natalizio).
Superfluo sarebbe anche dire del titolo, che rinvia a un antico manufatto artigianale dell’arte tessile (l’arcolaio), allusivo, in senso autoironico, alla volubilità della popolazione locale. Tuttavia questo arcolaio, come è spiegato nel primo numero del periodico (nel pezzo intitolato Historiae), sarebbe stato donato a Copertino da un crociato in cambio dell’ospitalità ricevuta e originariamente avrebbe significato fermezza, non volubilità: avrebbe assunto così nel tempo, insomma, un valore antifrastico e rovesciato, nella linea della migliore tradizione parodistica.
Anche gli elementi strutturali del periodico sono ben individuabili a prima vista: le rubriche fisse, le firme spesso sotto pseudonimo, soprattutto l’editoriale d’apertura che è presentato sotto la figura retorica della prosopopea o della personificazione della stessa Macennula; e ancora, le vignette, le caricature, le pupazzetterie, elementi portanti e inscindibili dai testi pubblicati sul giornale. Così come espliciti sono i suoi obiettivi: satira politica, certo, ma anche sociale e antropologica.