L’amore al tempo dell’atomica

Si tratta di una commedia romantica, insomma una storia d’amore. Lui è Kim Seung-geun, un giovane fallito, già giudicato come un inetto dal padre. Avendo perso il lavoro ed essendo stato lasciato dalla fidanzata, non riesce neppure a togliersi la vita. Infatti, si getta giù da un ponte sul fiume Han, che passa nel mezzo della città di Seul, ma non muore, e la corrente lo trasporta su una piccola isola, dove egli approda naufrago. Risultati vani i tentativi di tornare in città, questo relitto umano, che una società aggressiva e competitiva con ogni evidenza ha espulso, decide di rimanere sull’isola dove finalmente potrà riappropriarsi della sua vita. L’inetto saprà sopravvivere a lungo, imparerà a cacciare e pescare e coltiverà anche un orto, come un novello Robinson.

Presto però questo giovane si accorge che la sua presenza sull’isola non è passata inosservata. Infatti, in una stanza buia e sporca d’un caseggiato che sorge tra gli innumerevoli palazzoni di Seul lungo il corso dell’Han, a meno d’un kilometro di distanza in linea d’aria dall’isolotto, vive Kim Jung-yeon, una ragazza hikikomori, parola che in giapponese significa “chiudersi”, “stare in disparte”, una patologia che negli ultimi anni si è diffusa in tutto il mondo occidentale (pare che in Italia attualmente ci siano 100.000 hikikomori). Costei osserva di notte la luna col suo cannocchiale e di giorno la città, ma solo due volte l’anno, quando le esercitazioni antiatomiche (dovute, come si sa, alle minacce della Corea del Nord), portano nei rifugi la popolazione e le strade cittadine diventano deserte. Trascorre il suo tempo al computer, inventando false identità, con le quali si illude di essere accettata nel mondo social-virtuale della Rete.

Kim Jung-yeon scopre il giovane naufrago e ne segue le alterne vicende, entra in comunicazione con lui attraverso brevi messaggi che gli manda nella classica bottiglia lanciata nottetempo dal ponte che sovrasta l’isola, evitando però accuratamente di rivelare la sua vera identità.

Potrà durare a lungo la solitudine dei due? Potrà il giovane rimanere per sempre sull’isola, lontano dalla società degli uomini? E la ragazza potrà continuare a nascondere la sua vera identità?

Scoppia una tempesta che distrugge tutto il precario mondo che il giovane aveva costruito intorno a sé in quello che gli sembrava essere il suo piccolo paradiso: è il momento leopardiano del film, dove la natura mostra il suo lato cattivo e ci fa desiderare di essere tra gli uomini, con gli uomini, per meglio resisterle. Kim Seung-geun viene riportato in città da una squadra di operatori ecologici sopraggiunti il giorno dopo sull’isola. La ragazza corre per le strade di Seul, vuole a tutti i costi raggiungerlo; e questa volta è proprio lei, coi suoi capelli scarmigliati e il pigiama, dimentica di se stessa come di ogni falsa identità. S’incontreranno su un autobus mentre gli abitanti della città corrono nei rifugi per un’esercitazione antiatomica. Si guarderanno, sorrideranno e poi per un movimento brusco del pullman si toccheranno. Il film finisce così, con due solitudini che si annullano vicendevolmente, come meno per meno fa più, con la scoperta da parte della ragazza della propria identità (e la conseguente guarigione) e da parte di lui del proprio valore (egli è sopravvissuto a lungo al naufragio). Il loro incontro in città avviene proprio quando questa è priva dei suoi cittadini che sono corsi nei rifugi, mentre alla luce del sole e di una pallida luna nasce una nuova storia d’amore, ovvero inizia un nuovo nucleo umano che s’intuisce fondato su ben altri valori che quelli della competizione, delle carte di credito, della menzogna, della sopraffazione, della violenza.

Alla fine del film i miei studenti hanno applaudito, qualcuno ha chiesto se poi i due si sarebbero messi insieme, ma io non potevo dire ciò che il regista non ha detto. Tuttavia, ho chiesto loro che in una postilla della relazione promessa ognuno immaginasse brevemente il sequel della storia di Kim Seung-geun e di Kim Jung-yeon. Dopo il primo incontro, i due giovani avrebbero continuato a vedersi e, se sì, come avrebbero vissuto insieme?

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