di Carla Saracino e Antonio Prete
Saracino: Dalla sfera pubblica al paese privato del cuore: su tutto aleggia il tempo, che è stato e rimane un grande artigiano della sua poesia, soprattutto nella raccolta Tutto è sempre ora pubblicato da Einaudi, dove agli intrecci biografici, di lingua e passione, si affianca il mistero del mondo commisurato a diverse altezze di scrittura – versi medi e lunghi superati da brevi o più distese prose. A me sembra che da questo recente libro in versi, soprattutto, emergano i tratti distintivi della sua visione del mondo: pluralità di incanti, sincronia delle voci, apparizioni tenui o evidenze di realtà.
È l’istante l’unica lancetta possibile della condizione umana?
Prete: Sì, è vero, il tempo è, a ripensarci, la materia prima del mio cercare. Mi è accaduto in più occasioni, sia nel corso di scritture in prosa – saggi o narrazioni che fossero – sia nel corso della composizione poetica, di trovarmi a dare forma a domande sul tempo, sulle sue figure, sui modi del suo mostrarsi, cioè come fuggitivo, come sempre già stato, come attesa, come ricordo, come rappresentazione connessa con lo spazio, come principio del conoscibile, come respiro stesso del vivente, di ogni cosa vivente. In questo orizzonte, è vero, una biografia si delinea, mostra i suoi passaggi, e così una conoscenza di sé, del proprio rapporto con gli accadimenti, le stagioni, i corpi. Spesso mi sono trovato a pensare che la scrittura in quanto tale nel suo prender forma, qualsiasi forma, non poteva che essere una meditazione e rappresentazione del tempo. Certo, Tutto è sempre ora, dà presenza più esplicita, fin dal titolo, a quella ricerca sulle figure della temporalità che è anche tessitura non sempre scoperta di Menhir e di Se la pietra fiorisce. E in Convito delle stagioni, il libro di prossima uscita, c’è una sezione che si intitola Tempo rubato: si tratta di dieci brevi prose ciascuna delle quali è una variazione fantastica (e nelle intenzioni, potrei dire, forse un po’ metafisica) intorno a figure e a situazioni che sfuggono alla consueta scansione temporale o mostrano nei confronti di quella scansione uno scarto, una differenza, appunto un controtempo.