di Antonio Mele / Melanton
M’è capitato, in una sala d’attesa, di leggere la rivista mensile della sezione provinciale di un benemerito Ente della Sanità pubblica. Una pubblicazione piuttosto curata, devo dire. Con notizie di oggettivo interesse, pur con qualche articolo un po’ sbrigativo, che un approfondimento adeguato avrebbe reso più completo e apprezzabile.
Tant’è. Viviamo in un’epoca del ‘mordi e fuggi anche nel giornalismo scientifico. Le notizie sono ormai telegrafiche, ridotte all’osso, e per radio o per tv vengono divulgate da lettori o lettrici super-velocissimi, che riescono a sciorinare dieci, cento, mille parole al secondo. Per di più, urlando.
Per capire meglio qualcosa di ciò che accade intorno a noi bisognerebbe leggere i quotidiani, che più nessuno legge, o ascoltare tre-quattro telegiornali fra loro complementari, o dare uno sguardo alle ‘news’ nelle pagine del Televideo. Che è diventato la fiera degli orrori, per i ricorrenti refusi, testimoni impietosi dell’ormai scomparsa deontologia e scrupolosità giornalistica radio-televisiva.