“Un celebre sofisma, noto sotto il nome di sorite, ha fatto pensare molto gli studiosi di logica. Tu hai un chicco di grano; ne aggiungi un altro, non hai un mucchio di grano; aggiungine un altro ancora, non hai un mucchio; seguita così indefinitamente e giungerai alla conclusione che un ammasso grande quanto si vuole di grano non è un mucchio. Il sofisma si presenta spesso in modo inverso, cioè scemando di un chicco alla volta un mucchio e dimostrando così che l’ultimo rimasto è un mucchio. Di eguale genere è il sofisma dell’uomo a cui si leva ad uno ad uno tutti i capelli, senza che sia calvo quando gliene rimane uno solo. Cicerone spiega bene che si può fare più generale il sofisma: “Non è solo per un mucchio di grano, per il quale ci viene il nome [di sorite]. ma per ogni altra cosa, come per la ricchezza e la povertà, il chiaro e l’oscuro, il molto e il poco, il grande e il piccolo, il lungo e il corto, il lato e l’angusto, che se siamo interrogati circa ad aumenti o diminuzioni insensibili non abbiamo risposta”.
I filosofi che non hanno potuto trovare l’errore di questo sofisma ne sono stati impediti dall’abitudine del ragionamento metafisico e non potevano riconoscere quest’errore, senza riconoscere ad un tempo che ogni loro ragionamento era errato. Infatti, l’errore del sorite sta nell’adoperare termini che fanno nascere sentimenti indeterminati, ma non corrispondono a nulla di preciso, di oggettivo, come molto e poco, grande e piccolo, pesante e leggero, ecc. Se un metafisico per avventura concedesse ciò, sentirebbe opporre ai più belli suoi ragionamenti, che nella stessa identica classe dei termini ora notati si trovano pure gli altri: buono e cattivo, bello e brutto, onesto e disonesto, giusto ed ingiusto, morale e immorale ecc. La risposta da fare al sorite è la seguente: “Definisci cosa intendi col termine mucchio (o cumulo, o simile) e ti risponderò. Se, ad esempio dici che il mucchio è composto di mille chicchi, quando saremo giunti a 999, se ne aggiungerai un altro, dirò: ecco il mucchio! E se non vuoi definire con rigore i termini che ti piace usare nel tuo ragionamento, a me non piace rispondere. Tocca a chi interroga spiegare chiaramente la sua domanda”.”
Vilfredo Pareto, Compendio di sociologia generale, per cura di Giulio Farina, G. Barbèra, Editore, Firenze 1920, pp. 260-261.