A margine dei lavori, nella seduta del 4 febbraio sono stati ricordati i proff. Mario Capasso e Pietro Luigi Leone, recentemente scomparsi.
Il secondo momento è riservato alle scuole, in particolare ai Licei classici ed ai Comprensori scolastici della Grecìa salentina. Anche quest’anno la partecipazione è stata ampia, e, anche se può sembrare pedante, non è inutile elencare gli Istituti che vi hanno preso parte.
Per i Licei classici:
“Marzolla Leo Simone Durano”, Brindisi
“R. Levi Montalcini”, Casarano
“C. Agostinelli”, Ceglie Messapica
“Don Tonino Bello”, Copertino
“3o Liceo generale”, Chios (Chio, Grecia)
Liceo classico “Akropoleos”, Lefcossia (Cipro, Grecia)
“Leonardo da Vinci”, Fasano
“Q. Ennio”, Gallipoli
“Moscati”, Grottaglie
“Virgilio-Redi”, Lecce
“F. Capece”, Maglie
“G. Galilei”, Nardò
“L. Pepe-A. Calamo”, Ostuni
“G. Fortunato”, Pisticci
“G. Stampacchia”, Tricase.
Per i Comprensori della Grecìa salentina:
I.I.S.S. “S. Trinchese”, Martano
I.C.S. Calimera e Martignano
I.C.S. Corigliano D’Otranto, Melpignano, Castrignano dei Greci
I.C.S. Martano, Carpignano Salentino, Serrano
I.C.S. “G. Falcone e P. Borsellino”, Soleto, Sternatia, Zollino.
Si sarà notato come, tra i Licei, vi siano anche due istituti della Grecia, di Chio e di Cipro (Lefkossia, cioè Nicosia). Ciò testimonia come l’iniziativa promossa da Lecce abbia un respiro non solamente provinciale o meridionale.
Alle scuole viene chiesto di realizzare un prodotto multimediale sul tema dell’anno. Le scolaresche lo svolgono facendo riferimento ad uno o più docenti che coordinano il lavoro. Il prodotto nasce dunque da un fecondo lavoro tra docenti e discenti. Dal 9 febbraio i lavori sono pubblicati sul sito https://www.facebook.com/GiornataMondialeLinguaEllenicaSalento e quindi sono consultabili da tutti. La pubblicazione sul sito è dovuta al fatto che i lavori possono essere votati in vista di una graduatoria risultante dei like dei visitatori del sito. I risultati della votazione sono resi noti l’11 marzo, insieme con i giudizi di una Giuria, che ha il compito di scegliere i tre migliori prodotti tra quelli inviati.
In base alla visione dei lavori si può dire che, come c’era da attendersi, il tema del mare ha sollecitato numerose riflessioni sul fenomeno della migrazione, che trova nel mare il veicolo principale di trasmissione. Si tratta di un lodevole tentativo di attualizzare temi culturali sviluppati dal mondo greco, anche per il profilo civile e umano sotto il quale il fenomeno della migrazione viene considerato, cioè quello della philoxenìa, della ospitalità che le leggi del mare impongono. È un risultato importante della Giornata, perché dimostra che i partecipanti hanno saputo cogliere il significato profondo della humanitas che permea la cultura antica e greca in particolare.
I video consistono essenzialmente nella drammatizzazione di testi o nella lettura di testi accompagnati da immagini.
Per quanto riguarda i Licei classici, sono stati eseguiti drammaticamente:
– l’episodio dell’incontro tra Odisseo e Nausicaa nel libro VI dell’Odissea;
– un brano delle Supplici di Eschilo;
– brani originali che intendono evidenziare la natura unificante e non separatoria del mare.
Sono stati letti, con l’accompagnamento delle immagini:
– Omero e gli Inni omerici (es. l’Inno per Posidone, dio del mare);
– Esiodo (la nascita mitica di Afrodite dalla schiuma del mare);
– le Storie di Erodoto, in particolare l’episodio della costruzione del ponte di barche sull’Ellesponto ad opera di Serse;
– la tragedia, il commento dei Persiani di Eschilo all’episodio sopra accennato;
– i poeti lirici: Saffo (la preghiera ad Afrodite, come dea marina, per chiedere di ricondurre salvo in patria il fratello Carasso), e Alceo (l’allegoria della nave che rappresenta la città);
– l’epigramma ellenistico: gli epigrammi sepolcrali di Leonida di Taranto per marinai morti in mare e mai ritrovati hanno offerto un potente spunto per analoghi episodi che hanno coinvolto i migranti;
– l’epillio tardo-antico, con la commovente storia di Ero e Leandro;
– la poesia greca moderna con brani tratti dalle opere di Kavafis, Seferis, Elitis, Solomos e Varnalis;
– un excursus storico-archeologico su un relitto navale rinvenuto presso l’isola di Cipro;
– una ben informata trattazione linguistica sulle varie denominazioni antiche del mare con le varie sfumature di significato che esse comportano.
Per quanto riguarda i Comprensori della Grecìa salentina, si registrano:
– l’esecuzione strumentale di un canto popolare greco;
– l’esecuzione vocale della canzone “Aremu rindineddra”, accompagnata da un testo esplicativo;
– la lettura della poesia Itaca di Kavafis, preceduta dalla testimonianza di una profuga albanese.
Da questa sommaria rassegna risultano evidenti l’ampiezza e la varietà dei soggetti utilizzati.
Da tutto il materiale si possono estrapolare interessanti osservazioni linguistiche che si possono così sintetizzare.
È un dato ormai acquisito che la lingua non è un insieme di parole e di regole morfologiche e sintattiche, ma il deposito delle conoscenze del popolo che la usa ed esprime la sua concezione del mondo. Il lessico specialmente contiene questa concezione e l’articolazione del lessico è l’articolazione stessa della realtà materiale e della sua configurazione culturale. È nota l’osservazione di Whorf che gli Eschimesi Inuhi hanno diversi nomi per indicare la neve a seconda dei suoi vari stati: la varietà dei nomi corrisponde a una varietà di conoscenza della realtà.
Da questo punto di vista è importante osservare che i Greci avevano diversi nomi per indicare il mare e aggettivi per esprimere le sue qualità.
I Greci chiamavano il mare θάλασσα, nome generico forse di origine non-greca.
Il mare era anche πόντος, “mare aperto e infinito”, che recava in sé la nozione di ‘collegamento’, perché mutuava la radice del latino pons. Questa nozione di ‘collegamento’ era visibile nel verbo ποντοπορεύω “attraversare il mare”, in cui il secondo membro indicava il πόρος, la “via d’uscita” che permetteva di superare le difficoltà della distesa marina che di per sé era il luogo dell’incertezza perché quasi privo di punti di riferimento. Ma a questa incertezza provvedeva la μῆτις “sagacia” del pilota o della dea Atena. Perciò il mare in genere era εὐρύπορος “dalle ampie vie”, ἀπείριτος “infinito, immenso”, per cui era anche ἀθέσφατος “ineffabile”.
Comunque il πόντος era anche luogo terribile, come indicava la prassi rituale del καταποντισμός, il “buttarsi giù nel mare”, e come esprimeva l’aggettivo ἄξενος “inospitale”, che caratterizzava il Ponto (il Mar Nero) prima che diventasse εὔξεινος “ospitale” (Eussino).
Il mare era anche πέλαγος, “la distesa e l’immensità”, in sostanza l’“alto mare”.
Infine era ἅλς “distesa salata”, metonimia dal senso di “sale”.
È significativo che questi termini, tranne ἅλς, trovano continuazione nel greco moderno, dove incontriamo anche θαλασσομανία, θαλασσοφοβία, e il verbo θαλασσοπνίγομαι “annego in mare”.
Se consideriamo altre qualificazioni, il mare, sotto il profilo sonoro, era ἠχήεσσα “rumoroso”, che richiama l’omerico πολύφλοισβος “fragoroso” (dove φλοῖσβος designa un “mugghio”, un “rumore sordo”). Sotto l’aspetto visivo, il mare poteva essere πολιή “dalle onde bianche e spumeggianti che scorrono sulla superficie nera, oscura” e οἴνοψ, forse il più sorprendete degli epiteti, per il quale in uno dei contributi viene proposta questa spiegazione: “mare nero come il vino che si tinge dalla forte, infuocata e purpurea luce del sole”.
Ovviamente il mare era ἰχθυόεσσα “pescoso”, ma anche ἀτρύγετος “infecondo, sterile, infruttuoso”, da cui non si potevano raccogliere i frutti della terra.
La varietà di questa nomenclatura
dimostra che la cultura dei Greci era intimamente connessa col mare, il quale
si insinua in tutti gli anfratti della terraferma e avvolge le isole come un
liquido amniotico. Non per nulla l’eroe greco per eccellenza, Odisseo, è un
eroe ‘marino’.