A Galatina si comincia a formare, lungo la strada per Soleto, un rione denominato “borgo Italia” perché formatosi spontaneamente con la costruzione di gruppi di “case sparse” e di modesta realizzazione.
Per parlare dei primi provvedimenti per la costruzione di veri e propri alloggi popolari sarà necessario fare riferimento gli anni precedenti la legge Fanfani, intorno al 1947-48.
I primi 12 alloggi, riservati a categorie di famiglie galatinesi bisognose, verranno costruiti, tra il 1948 e il 1950, lungo le attuali strade di via Venezia angoli via Sorrento e via Capri e costruiti dall’Istituto Case Popolari di Lecce. Solo nel 1953, con l’allora sindaco Carmine d’Amico, furono edificati i primi insediamenti residenziali di case per lavoratori: n. 36 alloggi INA-Casa in rione Italia, tra le attuali strade di via Caserta e via Brescia, su via Milano e su via Torino.
Tra gli obiettivi del Piano Fanfani, infatti, era predominante l’incremento dell’occupazione operaia, agevolando anche la costruzione di case per lavoratori.
In questo contesto nacquero, a Galatina, le prime lottizzazioni degli anni ’50, a cominciare da via Soleto, su terreni di proprietà della famiglia Mezio-Galluccio.
Una targa del 1954 indica la nascita dell’aggregato urbano, con la denominazione “rione Italia”, che sostituisce la precedente denominazione “Borgo”.
Dopo qualche anno dalle prime costruzioni di INA-Casa, esattamente nel 1957. il Comune acquisì e trasferì, all’ Istituto Case Popolari di Lecce, il suolo per la realizzazione di un nuovo complesso organico di alloggi, sempre a via Soleto, tra via Savona e via Frosinone.
Intanto si realizzano le prime opere pubbliche: la costruzione del campo sportivo (delibera del C.C. del 07.04.1951, su progetto dell’ ing. P. Piscopo) e l’acquisto, negli anni 1951/58, di circa 11.000 mq per la costruzione della nuova Parrocchia e servizi parrocchiali.
Di rilevante importanza in quel periodo (1956), per lo sviluppo del territorio di questo settore, risulterà l’insediamento a Galatina della prima industria di rilievo, la Fedelcementi di Giovanni Fedele, oggi Colacem, collocata sulla via di Corigliano, in località “Chiani”.
L’insieme di queste variegate iniziative, nonostante alcune carenze e contraddizioni, contribuirono in maniera significativa a migliorare le condizioni socioeconomiche (soprattutto quelle igienico-sanitarie) della vita di migliaia di famiglie.
Mentre proseguiva lo sviluppo urbano di Galatina verso est, nel 1958 sorsero a sud dell’abitato le nuove abitazioni del Rione Dolce. Il nome deriva dalla facoltosa famiglia dei fratelli Dolce, proprietari dei terreni rocciosi e improduttivi sulla strada vecchia per Noha. Nome che sarà successivamente modificato in S. Antonio per la masseria omonima ancora presente nelle adiacenze.
Anche la porzione di città già consolidata, compreso il Centro Storico, subì diverse trasformazioni nel dopoguerra e presto si farà evidente il divario di servizi pubblici tra tale area urbana, ormai sutura di abitazioni, e le periferie in continua crescita edilizia ma priva di servizi.
Fuori città si cominciava a sviluppare il settore industriale e artigianale con l’insediarsi delle prime attività;
Anche le frazioni di Galatina, dopo le sofferenze subite durante la Seconda guerra mondiale e i sacrifici affrontati con l’emigrazione dei loro abitanti al nord Italia o in Europa, risentirono della vivacità della cosiddetta “ricostruzione”.
A partire dall’esempio della città salentina e delle sue frazioni, è possibile arrivare ad una riflessione conclusiva sull’urbanistica del dopoguerra.
Le grandi città in generale e quelle di più piccole dimensioni, come la stessa Galatina, non riuscirono ad anticipare o accompagnare i processi socioeconomici, che le stavano stravolgendo e si è prepararono a formalizzarli solo in tempi successivi, quando gli effetti quantitativi delle trasformazioni divennero incontrollabili ed abnormi, tanto da richiedere, in molti casi, un urgente intervento riparatore.
GLI ANNI ’60: Necessità e urgenza di una pianificazione
Lo sviluppo economico italiano e le conseguenti trasformazioni urbane premono per un riordinamento dei servizi sociali, in particolare per quelli sanitari e scolastici. Questi ultimi spinti anche dalla Legge n.1839 del dicembre 1962 che istituiva l’obbligo scolastico per i ragazzi fino a 14 anni e l’unificazione delle Scuole Medie.
Questo stato di inquietudine sociale ebbe ripercussioni in ambito politico e urbanistico che portò, il ministro Fiorentino Sullo, a promuovere e far approvare la Legge n. 167 del 1962, per favorire l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica popolare. Tale legge si rivelò fondamentale per l’acquisizione di aree a basso costo da parte di Enti e Istituti Case Popolari, necessarie per andare incontro alle esigenze di alloggi destinati alle categorie di cittadini più svantaggiate.
Sono anche gli anni della nascita e affermazione delle proteste operaie e studentesche. In campo urbanistico, riaffiora la crisi edilizia. Gli scandali edilizi si susseguono in tutte le città più importanti. La speculazione si diffonde in tutto il paese, soprattutto nel meridione d’Italia dove cresce sempre di più una fitta rete di collusioni. Gli urbanisti più noti passano la mano ai politici, i quali frenano sul piano della riforma.
La classe politica, spinta dalle opposizioni e dalle proteste popolari, cerca di porre rimedio e, nell’estate del 1967, approva la Legge urbanistica n. 765 del 06.08, detta successivamente “Legge Ponte” perché avrebbe dovuto consentire il passaggio tra la vecchia legge del 1942 e la nuova legge in corso di approvazione
La pianificazione e l’edificazione: il Piano Regolatore Generale di “prima generazione”
(Strumento urbanistico dettato dal desiderio di porre regole alla crescita caotica della città). Incarico all’ ing. Saverio Congedo.
Anche nel comune di Galatina si manifestarono fermenti politici e urbanistici analoghi a quelli descritti a livello nazionale. Nel 1961, infatti, sotto la Giunta di A. Rizzelli, valloniano di formazione, l’amministrazione comunale di Galatina corre ai ripari e affida l’incarico per la redazione del Piano Regolatore Generale all’ ing. Saverio Congedo. Si trattava di mettere ordine e bloccare il caos urbanistico che si stava sviluppando senza controllo, integrandolo con i servizi e nello stesso tempo non colpire più di tanto, con gli espropri, le suscettibilità e gli interessi economici delle “nobili” famiglie galatinesi, proprietarie della maggior parte dei terreni intorno alla città e grandi elettori della classe politica dominante.
All’epoca non era scandaloso parlare di demolizioni e/o di ristrutturazioni di alcuni isolati del Centro Storico e non solo a Galatina.
L’interesse politico e imprenditoriale era rivolto soprattutto ai terreni ubicati sul “colle” S. Sebastiano, terreni per la maggior parte di proprietà dei fratelli Vincenza e Vito Bardoscia, che rappresentavano una valida alternativa all’edilizia popolare del Rione Italia realizzata nel decennio precedente.
Il Piano Regolatore Generale dell’ing. Congedo fu consegnato e adottato dal Comune nel 1962. Inviato alla Regione per l’approvazione, dopo varie polemiche e vicissitudini controverse, fu rispedito, con parere negativo, al mittente.
Molteplici furono le ragioni: per motivi politici, per la scarsa disponibilità al compromesso del progettista, per incomprensioni tecniche e per la mancanza di un dibattito pubblico serio, oltre all’avvento di numerose nuove disposizioni di legge in materia urbanistica, tra cui la Legge 167/62 sull’Edilizia Popolare e la Legge Ponte 765/67.
Fallisce così il tentativo di dotare Galatina e le sue frazioni di un PRG di prima generazione, cioè un Piano con una programmazione definita, mirante al riordino urbano del tessuto edilizio, delle residenze, dei servizi (alcuni molto urgenti) e della viabilità disordinata e confusionaria. Si perse anche la grande occasione di usufruire di fondi pubblici previsti dalla legge 167/62, per la realizzazione di case economiche e popolari destinati ai Comuni virtuosi dotati di P.R.G.
Inoltre, la mancanza di un PRG approvato, procurò il disastro edilizio dei cosiddetti “grattacieli”, scaturito a seguito dell’applicazione della Legge Ponte.
Gli obiettivi della legge n.765/68 erano quelli di porre fine al caos urbanistico che si stava consumando in molte città italiane.
Accade invece che, per evitare di bloccare o scoraggiare l’attività edilizia, venne votato in parlamento un emendamento che rinviava le limitazioni previste dalla legge di un anno (cosiddetto anno di moratoria della Legge Ponte) con la conseguenza che, dal 01.09.1967 al 31.09.1968, l’Italia venne seppellita da richieste di Licenze Edilizie.
La stessa sorte tocca a Galatina dove, nell’anno della moratoria della Legge Ponte, vengono rilasciate un’infinità di Licenze su lotti ancora non edificati sui quali si progetta una tipologia di edifici di sei-sette piani, totalmente estranea al tessuto edilizio e alla vita sociale di Galatina.
Nascono i cosiddetti “palazzoni grattacieli”.
La figurabilità del passato, che identificava una città ordinata e rilassante, si trasforma, in pochi anni, in una identità moderna confusa e inquieta.
Siamo ormai agli inizi degli anni ’70. A questo punto, inevitabilmente, ritorna alla ribalta l’annoso problema del Piano Regolatore Generale, unico strumento di programmazione urbanistica capace di “amalgamare” organicamente tutte queste iniziative in atto.
GLI ANNI ‘70: La programmazione urbanistica
L’Italia è in piena recessione economica con un repentino aumento della spesa pubblica e la trasformazione in uno degli Stati più indebitati del pianeta.
Galatina attraversa un momento di assestamento e progresso sociale tra alti e bassi.
In questo clima socio-politico-economico maturò e si confermò l’idea di redigere un Piano Regolatore Generale capace di metter ordine al disordine urbanistico in atto e proiettare la città verso un futuro più promettente e moderno.
Questi sono anche gli anni in cui, con la legge n. 281 del 16.05.1970, si avviò il processo di decentramento Amministrativo dallo Stato centrale alle Regioni.
La pianificazione e l’edificazione: Piano Regolatore Generale di “seconda generazione”
(Strumenti urbanistici che affrontano la regolamentazione della cultura dell’espansione)
Incarico all’ arch. Raffaele PANELLA.
Nel comune di Galatina sono gli anni delle Amministrazioni di G. Fedele e A. Vallone (1967/1972) e il pensiero di tutti è quello di non sbagliare il nome del professionista da incaricare per redigere il Piano Regolatore della città.
Dal dibattito politico, su indicazione dei partiti di sinistra del Consiglio Comunale, la scelta si orientò, in data 25.03.70, su l’arch. Raffaele Panella, docente all’Università di Venezia.
L’ arch. Panella, aveva davanti a sé un quadro legislativo in evoluzione ma definito in molti suoi aspetti tecnici, urbanistici e normativi. A differenza di quanto avveniva negli anni ’60, o peggio ancora negli anni ’50, quando ci si muoveva quasi nel nulla.
Il progetto di Piano verrà presentato in Giunta Comunale il 14 settembre del 1971.
Il 30 ottobre dello stesso anno verrà discusso in Consiglio Comunale, riunito in seduta straordinaria, alla presenza del progettista. Discussione che sollevò polemiche a non finire. Le maggiori richieste da parte della sinistra riguardavano, l’aumento delle cubature nei rioni popolari di Rione Italia e S. Antonio. Il Consiglio Comunale fu rinviato, per consentire al progettista di riflettere e valutare se apportare le modifiche al PRG concordate in quella sede.
La pianificazione alternativa (!): Programma di Fabbricazione
Incarico all’ arch. Carlo MARTINES
L’Amministrazione Comunale, un po’ intimorita da tante richieste e nel dubbio che potesse trascorrere molto tempo per applicare le disposizioni della legge 167/62, che agevolava i Comuni virtuosi muniti di strumenti urbanistici attivi, il 9.12.1971 accantonò momentaneamente il PRG di Panella e incaricò l’arch. Carlo Martines di redigere “velocemente” un Programma di Fabbricazione con relativo Regolamento Edilizio). Obiettivo: riportare sul PdF le previsioni per l’edilizia popolare, previste dal piano Panella e aumentare subito le cubature dei rioni popolari e delle campagne. Lo scopo di tale scelta, secondo i mandatari, sarebbe stato quello di utilizzare le procedure semplificate di approvazione del PdF rispetto a quelle del PRG. Molte furono le reazioni negative di fronte a questa scelta.
Memorabile la risposta del direttore de “il Galatino”, mons. Antonio Antonaci, quando sul n. 22 del
22 dicembre 1971, uscì sul giornale da lui diretto, con un editoriale sul rischio di morte del Piano Regolatore: I BORBONI DISSERO NO.
Il 18 marzo del 1972, con delibera del CC n. 50, veniva adottato il Programma di Fabbricazione dell’arch. Martines, con tutte le previsioni non in contrasto con il PRG.
Spetterà all’amministrazione Finizzi completare il percorso legislativo dei “Piani”.
Ebbene sì, perché Galatina deteneva il record di avere due piani in itinere: il Programma di Fabbricazione dell’arch. Martines, in giacenza presso l’Assessorato Regionale all’Urbanistica da oltre 20 mesi (20 marzo 1972), e il Piano Regolatore Generale dell’arch. Panella bloccato da oltre 6 mesi (14 giugno 1973).
Il Piano Regolatore Generale dell’arch. Raffaele Panella verrà definitivamente approvato, dalla Regione Puglia, il 28 febbraio del 1974 con decreto n. 539. Quasi un anno e mezzo dopo il suo inoltro agli uffici regionali, cancellando definitivamente il Programma di Fabbricazione dell’arch. Carlo Martines.
Gestione e attuazione del PRG
IL CAPOLUOGO
Galatina
L’amministrazione Finizzi, ebbe l’onere e l’onore di gestire l’attuazione del Piano redatto dall’ arch.
Panella, l’unico strumento urbanistico rimasto in atto.
Si cominciò nel 1973 con l’appalto per i lavori di costruzione del primo lotto di 14 alloggi di Case Popolari al rione Nachi.
Si continuò con gli incarichi ai tecnici per la redazione di alcuni Piani Particolareggiati come quello per il comparto di S. Sebastiano (arch. O. Antonaci) e quello per il Centro Storico.
Il PP del Comparto S. Sebastiano verrà adottato il 25.11.74 con delibera del CC n 213 e approvato l’anno successivo con delibera del CC n. 117 del 20.05.75.
In questa frenesia di iniziative maturò anche l’idea di intervenire con un PP per risanare il Centro Storico, approfittando dei fondi destinati dalla legge n. 31 del 20.08.74 della Regione Puglia e legati all’approvazione del PRG per lo studio e la redazione dei Piani di Risanamento e Conservazione dei Centri Storici.
Il primo incarico risale al 1976 (delibera n.167 del 03.05) e fu affidato all’ ing. Marino Congedo e all’ arch. Gabriella De Guerquis.
Sostanzialmente i PP dei Centri Storici in itinere non erano risolutori per il loro effettivo recupero riducendoli a strumenti indispensabili di supporto ai Piani di Recupero di cui alla successiva legge n. 457/78.
Disinteresse politico, mancanza di fondi e scadenza temporale dei Piani Particolareggiati (10 anni)
furono le cause che li fece passare presto nel dimenticatoio.
Gli anni ’70 si conclusero con un clamoroso passo falso dell’Amministrazione Comunale nell’aver interpretato i ”Piani Quadro”, come strumenti attuativi del PRG. Ciò non era possibile perché erano strumenti non previsti da nessuna norma urbanistica nazionale e regionale.
I Piani Quadro, nella loro impropria stesura vennero inviati alla Regione per l’approvazione e furono rispediti indietro, con tutto “il loro ingombrante e costoso incartamento”, perché, secondo l’Assessorato all’Urbanistica dellaRegione, costituivano variante al PRG in vigore.
(continua)
[Il presente scritto è una sintesi della Breve Storia Urbanistica di Galatina, memorie cronaca e tracce dal secondo dopoguerra ad oggi, tra legislazione, pianificazione e abusivismo, pubblicata in otto inserti del quindicinale “il galatino” a partire da maggio 2023]