di Antonio Devicienti
Donata Berra (da A memoria di mare, Casagrande, Bellinzona 2010, pagg. 13 e 14)
S. Ivo alla Sapienza
Initium sapientiae
timor domini
E quando fu l’ora
di ornare la volta della cupola,
Francesco
appose, lungo gli spicchi arcuati,
modulate a intervalli regolari
oltre la linea lobata del tamburo
su su fino al lanternino tondo
stelle digradanti, bianche
su bianco, rilevate
sperando che in questo modo
il tempo
risalendo lentamente la lieve curvatura
avrebbe acconsentito
a sostare in tappe:
e non lo fece, Francesco,
per rallentare il passo
del tempo
né per uscirne,
e nemmeno voleva
sparigliare le carte
del suo lungo travaglio
di misura e rigore
sperava piuttosto che in questo modo
il tempo
conoscesse la scansione dell’attesa
nostra, la nostra
irrimediabile attesa,
ma se, come lui sospettava,
al tempo
non fosse concesso neanche
per un attimo
di intuirne la pena,
forse
ne avrebbe almeno apprezzato
– libero com’è da ogni timore, e
conservando la quiete
di chi non ha meta –
ne avrebbe certo apprezzato
la bellezza del ritmo.