Le persone per bene

di Mario Carparelli

Nel suo brillante e celebre saggio su Le leggi fondamentali della stupidità umana, pubblicato in inglese nel 1976 e in italiano nel 1988 (all’interno del pamphlet Allegro ma non troppo), lo storico dell’economia Carlo Cipolla divide l’umanità in quattro categorie: i banditi, gli sprovveduti, gli stupidi e gli intelligenti. I primi sono quelli le cui azioni e i cui comportamenti tendono a danneggiare gli altri e avvantaggiare loro stessi; i secondi quelli che, al contrario, danneggiano loro stessi e avvantaggiano gli altri; gli stupidi sono invece quelli che, puntualmente, danneggiano loro stessi e gli altri (risultando, dunque, più deleteri dei banditi); gli intelligenti, infine, sono tutti quelli che, nei vari contesti in cui operano, producono solo e soltanto vantaggi per loro stessi e per gli altri.

Nel suo ultimo libro, freschissimo di stampa, l’imprenditore e scrittore umbro Sauro Pellerucci, fondatore e presidente del consiglio di amministrazione della ‘Human Digital Company’ Pagine Sì! S.p.A., si occupa di quella che può essere considerata una variante spiritualmente più nobile di questi ultimi, che con un’espressione dal sapore antico ma profondamente risemantizzata ribattezza ‘le persone per bene’. Non a caso, il volume in questione si intitola proprio Il mondo delle persone per bene (Sì! Edizioni, gennaio 2024).

Le persone per bene, chiarisce subito Pellerucci, non sono né i perbenisti, né i buonisti, né tantomeno i moralisti. Sono ‘per bene’ nel senso che sono ‘per il bene’. E scelgono di esserlo liberamente e consapevolmente, ogni giorno. Essere ‘per bene’, per dirla in altri termini, è sempre e solo una faticosa e personale conquista. Ma perché dedicare un intero libro alle persone per bene? Lo spiega molto bene l’autore nelle prime pagine del suo saggio multidisciplinare dalla forte tensione narrativa: perché l’umanità è «composta prevalentemente da persone per bene». Ma si tratta di una maggioranza silenziosa per vocazione e, soprattutto, silenziata da un’industria dell’informazione che, con rare eccezioni, predilige le cattive alle buone notizie, le azioni malvage alle buone azioni, dal momento che, come recita un popolare adagio, «fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce». 

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