di Rosario Coluccia
Ormai ci siamo abituati. L’espressione «operazione militare speciale» coniata da Vladimir Putin, onnipotente e perenne presidente della Federazione Russa, per definire la guerra e l’invasione militare dell’Ucraina, è entrata nel nostro inventario di frasi consuete e la ascoltiamo con indifferenza, senza esserne particolarmente colpiti. Putin ha messo in atto un meccanismo abituale nella lingua, quello di celare la realtà per motivi di opportunismo, tentando di ingannare l’interlocutore (in questo caso l’interlocutore collettivo, il mondo intero) per manipolarlo, per persuaderlo o per simulare una realtà falsificata. Si tratta dell’eufemismo, così definito dai vocabolari: ‘figura retorica che consiste nel sostituire un’espressione volgare o troppo cruda con un’altra meno esplicita’.
La parola «eufemismo», derivata dal lat. «euphemismos» (a sua volta dal greco) alla lettera ‘cosa detta bene’, è attestata in italiano dai primi del Seicento. Si intitola «Semantica dell’eufemismo» un libro di Nora Galli de’ Paratesi uscito molti decenni fa (1964), che ebbe al momento un buon successo e che si legge ancora con profitto, pur se gli esempi andrebbero aggiornati: nel frattempo la situazione della società italiana è profondamente mutata, la lingua riflette i mutamenti. Era scritto in tedesco e forse per questo ebbe in Italia scarsa circolazione un libro di Edgar Radtke del 1980, che trattava del modo di nominare, in italiano e nei dialetti, i campi semantici di «prostituta» e «membro virile»: di fatto ricostruiva una panoramica ampia dell’intero vocabolario sessuale ed erotico della lingua, in cui erano allora (e sono anche oggi) molti gli eufemismi.
Possiamo ridurre a quattro i campi nei quali si generano con particolare intensità gli eufemismi: quelli originati per timore e paura, quelli generati dal senso del pudore, quelli derivanti dal cosiddetto politicamente corretto e quelli escogitati per beneficio proprio. Rientra in quest’ultima classe l’espressione putiniana dalla quale siamo partiti, «operazione militare speciale», accorta strategia, linguisticamente ben congegnata, messa in atto per dissimulare la realtà mirando al proprio beneficio. La connotazione negativa del termine guerra può essere smorzata con varie formule:«intervento militare», «conflitto bellico»o «azione preventiva»o addirittura pacificazione,che dissimula ancora più intensamente l’azione militare, essendo quest’ultima tutt’altro che la pacificazione non violenta di un territorio.