di Guglielmo Forges Davanzati
“Oggi la probabilità che un ipotetico rafforzamento della dinamica salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è … esigua. Per di più, con pressioni inflazionistiche che volgono al ribasso e profitti delle imprese elevati, un qualche recupero del potere d’acquisto dei salari, dopo le perdite subite, è fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa dell’economia”. Così si è espresso il nuovo Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, al Forex di Genova di febbraio. Si tratta di un cambio di vedute interessante all’interno dell’Istituto, dal momento che il suo predecessore, Ignazio Visco (Governatore dal 2011 al dicembre 2023), sosteneva semmai la necessità di ridurre il rischio di una spirale salari-prezzi. È però da considerare che lo stesso Visco si diceva preoccupato per l’eccessiva numerosità di contratti di lavoro con salari inferiori a un “livello dignitoso”.
La spirale salari-prezzi è un meccanismo di trasmissione dell’inflazione che si verifica quando le rivendicazioni di più elevate retribuzioni monetarie, da parte dei sindacati, hanno successo e si traducono in prezzi più elevati praticati dalle imprese, in ragione di aumenti dei costi di produzione. Si ritiene generalmente che la spirale salari-prezzi abbia contribuito significativamente all’inflazione italiana degli anni Settanta-Ottanta, quando l’inflazione, nel nostro Paese, raggiunse il valore – molto elevato – del 20%.