Lo scienziato e il poeta verso la scoperta dell’ignoto

Se con la sua ricerca  lo scienziato lancia una sfida all’ignoto, all’incompreso, il poeta lascia che l’ignoto continui ad esercitare la sua attrazione, la sua seduzione.

Durante la strada, la loro mente elabora una figurazione di quello che stanno cercando nell’universo dell’ignoto.

Probabilmente non esiste scienziato o poeta che non abbia immaginazione di quello che vorrebbe scoprire e rappresentare con una formula o con una parola.

L’immaginazione della cosa viene prima della cosa stessa. Ogni processo di conoscenza comincia con una immaginazione. Però forse c’è qualcosa che nel processo di conoscenza viene anche prima dell’immaginazione. Forse prima dell’immaginazione viene l’emozione. Poesia e scienza cominciano da lì, da un’ emozione, con uno stupore nei confronti di un fenomeno, di un elemento, con uno sbalordimento, una vertigine, un soprassalto del sentimento. L’emozione è la conseguenza di un confronto non cercato con la bellezza del mondo, con l’ombra del tragico che lo attraversa, con la presenza o con l’assenza di manifestazioni che lo rivelino, con la prossimità e la lontananza, con l’ordinario e lo straordinario, con la percezione delle cose con cui il mondo ha avuto inizio, con l’immaginazione e l’ipotesi di quelle che potrebbero determinarne la fine.

Disse una volta Albert Einstein che la più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero; sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza. Così diceva, senza separare la strada dell’arte da quella della scienza.

Allora uno si trova davanti all’espressione “onde gravitazionali”, per esempio, e pensa, con termini impropri, inadeguati, inesatti, a fenomeni violenti che accadono nell’universo, pensa a collisioni, esplosioni inimmaginabili. Poi, per una imprevista associazione, pensa all’espressione leopardiana che dice “sovrumani silenzi”, figurando un universo che si acquieta, che per qualche istante ( anche istante è un termine impreciso) trova riposo dalla sua  turbolenza.

E’ sul fondo di questa imprevista associazione  che  lo scienziato e il poeta si ritrovano allo stesso punto della strada. Sanno perfettamente che la strada non è finita, che probabilmente non finirà mai, perché tanto le onde gravitazionali quanto i sovrumani silenzi custodiscono segreti  sublimi e inviolabili. Sanno perfettamente che sono quei segreti ad attribuire un senso al loro esistere, al loro essere poeta e scienziato. Al loro essere semplicemente, complicatamente uomini. Come ogni altro uomo che non è poeta, che non è scienziato, ma semplicemente, complicatamente uomo che davanti all’ignoto  un poco si entusiasma e un poco si spaura.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 18 febbraio 2024]

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