«Ci voleva l’oscurità notturna per rievocare tanta tragedia, le urla, il sangue, l’incendio della città, i crolli e i tizzoni schizzati per ogni dove.»
«Io come ti sono sembrata?» chiese lei disturbando tal filo di immaginazione.
«Tra la lanterna alta a illuminare il leggio e l’altra in basso il tuo peplo era veramente una vampa.»
«Giusta osservazione. E sai chi oltre da quello è stato fulminato e arso dalle nostre voci?»
«Fulminato e arso? Non poteva essere che un corteggiatore incerto tra voi due.»
«In genere non permettiamo simili incertezze.» E con uno sguardo di complicità verso Sofia: «Dopo lo spettacolo siamo state sequestrate da frate Alfonso.»
«Sequestrate?»
«Beh, col frate siamo in confidenza. Non sta in convento qui accanto? Ci aveva ascoltato in contemplazione dalla prima fila. È partito con gli apprezzamenti. Non la finiva più finché non ha dovuto consegnarci agli svagati della notte.»
«Sono contento per il vostro successo certificato da tanto padre spirituale.»
«Oddio, più che come figlia quello mi vorrebbe come amante e non me sola.»
Il tono era alto e ammiccante verso l’amica.
«Voi ancora incerte sul tipo di redenzione.»
«Assolutamente sì.»
E Sofia con una smorfia: «L’Aloisio ci ha chiesto quale sarà il prossimo spettacolo della Idrusa. Vuol vederci a teatro.»
«Lo abbiamo molto incuriosito, papà Soti.»
A volte Claudia lo chiamava così.
«Avendovi viste sempre castigate in chiesa è rimasto sconvolto dal vostro travestimento in peplo.»
«Spingerà i buoni cristiani ai nostri spettacoli.»
«Piangeranno assistendo alla tragedia di mio padre» commentò Sofia sprezzante.
Soti si confermò nella convinzione che sua figlia avesse informato l’amica della inconsistenza dell’opera. Così fece cadere il discorso. C’era altro da chiedere alla ragazza.
«Visto che mia figlia è reticente, tu, Claudia, adesso mi spighi se quel frate è in via di convertirvi o voi pensate di condurre lui su territori inesplorati.»
«Lascia perdere» interruppe Sofia. «Lui ci converte all’abbandono una volta per tutte della casa paterna.»
«Le cose stanno in modo semplice» cominciò Claudia dopo aver guardato sorniona l’amica. «Qualche tempo fa ci siamo trovate a parlare con padre Alfonso del raduno religioso del Kumbh Mela. Non bastavano le nostre descrizioni per figurargli la densa nuvola di spiritualità nella quale siamo state avvolte laggiù. Lui insisteva a domandare e allora ci siamo risolte a dirgli che meglio delle nostre parole sono le tue foto e all’occorrenza quelle di una nostra compagna di viaggio da lei scattate in amorosa competizione con te.» Gli regalò un sorriso distraendosi al punto che della marmellata le cadde sui pantaloni del pigiama. Tranquilla la levò portando i grumi alla bocca e leccandosi le dita. «Forse Gaia verrà stasera alla festa e potrai chiederle se ti invia i file. Il frate allora penserebbe di organizzare una proiezione in parrocchia, buona per un confronto tra diverse espressioni di fede. Tu intanto avresti l’occasione per orchestrare nuovi incontri con la signora. Non saresti stato felice nella nostra recita al castello di averla di nuovo accanto e di tenerle un braccio sulle spalle?»
«Di usare foto del nostro viaggio il frate se lo sogna. Se vuole vedersi il raduno religioso lo guarda su Internet. Lì trova tutto, anche commenti.»
«Geloso che veda le immagini delle tue accompagnatrici?»
«Sì, Claudia. Geloso. Anche se potrei toglierle.»
«Togliere tre belle donne? E allora senza di noi come potrebbe il frate intraprendere un viaggio di riconversione?»
Le ragazze sarebbero andate in spiaggia. Quando Sofia si allontanò dalla cucina per prepararsi non giungeva da Claudia l’invito ad accompagnarle. Soti cambiò discorso.
«C’è qualche lavoro all’orizzonte?»
Laureata in beni ambientali, sognava di curare le bellezze della sua regione. Di fatto divisa tra brevi stagioni teatrali e impieghi anche di un giorno, di una sera in manifestazioni dove era prevista assistenza al pubblico. Spesso chiamata con Sofia. Con lei cameriera al bar.
«Forse in autunno riprenderò le visite guidate di scolaresche. Ma non è questo che mi appassiona.»
«Cosa allora?»
«Perché non mi fai leggere la tua commedia? Da come me ne ha parlato mio padre deve essere interessante. È vero che c’è un personaggio pensato per me? Il nome è Clodia, vero? Non ti sei sforzato.»
Più che da suo padre certi particolari dovevano essere stati rivelati dall’amica.
«Sofia l’ha letta e ha buttato all’aria tutti i fogli. Spaventata.»
«Me l’ha detto. Spaventata da certe tue fantasie alle quali lei dovrebbe prestare atti e voce.»
«Mi ha accusato di aver ritratto lei nella realtà e in modo impietoso.»
«Attraversa una fase di mancanza di fiducia in sé stessa. Non ha la serenità per immergersi in un testo come si conviene. Infatti era contenta della semplice lettura dell’Eneide che non le generava ansia, angoscia.»
«È sola.»
«Ne ha di ammiratori ma quando qualcuno le manifesta sentimenti di amicizia e stima lei non si decide a incoraggiarlo.»
«E tu?»
«Sono in un interregno.»
Assistendo in casa ai discorsi delle due amiche Soti aveva conosciuto molto da vicino alti e bassi di storie.
«Quindi nel tempo del tuo interregno, che ti auguro molto breve, saresti intanto disponibile a leggere la mia commedia?»
«Farla breve o lunga si vedrà. Beh, quanto alla parte destinata a me, questa Clodia sarebbe… una ragazza disinvolta. Voglio leggere e immedesimarmi per tempo.»
«Non ho mai dubitato delle tue capacità.»
«Né io delle tue di osservarmi. Anche scrivendo le battute di Clodia sei stato impietoso?»
Soti cercò di controllarsi. «Impietoso. Ma che vuol dire!»
«Che sarei messa a dura prova.»
«Niente successo senza prova dura.»
Negli occhi della ragazza brillò un lampo.
«Cioè io… potrei essere molto amabile in scena?»
«Potrai brillare di bravura e di bellezza.»
«Ti meriti un bacio.»
In tempi di transizione le confidenze al padre dell’amica aumentavano sensibilmente.
Soti aprì le braccia porgendo la guancia.
«Vieni al mare con noi?»
«Se mi volete, vengo.»
In spiaggia, sotto l’ombrellone avrebbe ascoltato ragionamenti, pettegolezzi. All’idea di rimanere ascoltatore trasparente ripensò a frate Alfonso Aloisio che come padre spirituale doveva saper molto delle care figliole.
«Vengo» aggiunse «se poi mi racconti cosa vi siete dette col religioso sui viaggi di fede.»
«Cosa ci siamo dette?»
Sofia tornando in cucina aveva ascoltato le ultime battute. Fissò la faccia allegra dell’amica. «Dobbiamo andare in spiaggia o in chiesa?»
Dopo un breve intervallo in camera le ragazze tornarono pronte per il mare. Sofia indossava un copricostume di un giallo sfolgorante, mentre Claudia in shorts bianchi puntava su gambe nude e apertura ai venti della camicetta rossa.
Stretto com’era per i teli da spiaggia avvicinati all’ombrellone Soti sentiva la forza vitale d’altre giovinezze investirlo tremendamente. All’età delle ragazze lui non avvertiva l’energia di sé, né di quella delle coetanee. Sulla striscia di sabbia bruciata dal sole fantasmi di altri corpi femminili si materializzavano portati dal soffio d’aria del mare e dai profumi di piante che fiorivano sulle vicine dune. Sofia e Claudia, impegnate a spargersi la crema solare, riconsideravano cose appena accadute ed eventi in previsione usando spesso un parlar cifrato che avrebbe suggerito a lui di farsi da parte, di stendersi più in là o di tuffarsi in acqua.
Come sarà mai vissuto un interregno da costoro? Pensò. Sarà un intrigo tra memorie che impallidiscono e sorprese che scacciano la malinconia. Una stagione breve. Già. Poi giunge l’amore come impero della legge. Ma quale la causa a farle tanto ridere, se non di sfacciata felicità, almeno di nuova fiducia in sé?
Distolse lo sguardo verso il mare e i festoni di schiuma sulla battigia.
Nelle due giovani si alternava il parlare per allusioni all’aperto pettegolezzo. Tra il ricordo dei complimenti ricevuti per la lettura virgiliana e l’accenno alla conoscenza di alcuni giovani perfettini timidi e frequentanti le funzioni religiose il discorso ricadde su padre Alfonso e sulla sua richiesta di vedere le foto dell’India.
«Papà, tu non lo sai, ma il frate è bravo a modificare e ritoccare le foto usando le nuove diavolerie informatiche. Lui raccoglie le testimonianze fotografiche dei missionari, le sistema e le fa vedere in parrocchia.»
Soti sospettò che sua figlia sapesse anche altro sulla personalità dell’Aloisio.
«Anche delle missionarie» disse Claudia volta a lui con sorriso malizioso. «E poi non sarebbe male lasciargli vedere anche le foto del tuo archivio riservato indiano.»
«Quale archivio riservato?»
«Gli scontri fotografici con la signora Gaia. Ieri però lei ti ha tradito non presentandosi alla festa.»
«Ha tradito voi, il vostro impegno, la vostra festa. Ditemi piuttosto se avete avanzato domanda di assoggettarvi a una nuova paternità, di carattere spirituale, beninteso. Tu, Claudia, rivelami qualcosa che ti sia più chiaro su questo nuovo padre. Siamo arrivati a scambiarci il buongiorno ed ora rischio di fare la figura dello smarrito incontrando per strada uno che conosce in confessione i peccati di mia figlia e della sua amica.»
«Ma quali peccati miei e di tua figlia! Lui sta nell’idea di una presentazione fotografica su un oceanico raduno religioso del quale siamo state spettatrici.»
«Sta nell’idea delle foto» intervenne Sofia «ma è curioso dei nostri peccati essendo anche dotato di spirito d’ascolto.»
«Ci mancherebbe che vi vendesse esorcismi!»
E Claudia mettendosi stesa sul telo da spiaggia: «Di essere liberata dal maligno non mi dispiacerebbe.»
Le ragazze non sono caratteri deboli, pensò, da aver bisogno di indirizzo e aiuto. Ridono sempre quando stanno insieme. Non sono anche attrici? Forse hanno preso gusto a mascherarsi anche quando si trovano a conversare con il religioso? Il volto è quello di giovani che hanno studiato per un lavoro che non si trova.
Né glielo trova l’Aloisio, pensò ancora. Quel tipo non vorrei averlo in casa per più di cinque minuti. Mi mancherebbe l’aria. Mi si perdoni. Eh ma… Io sono un uomo. Le donne potrebbero vedere il rapporto diversamente. E se io fossi la guida spirituale in un convento di suore? Fascinato da parole dolci e coltissime di una badessa dotata di una bellezza che il tempo non intacca?
Comunque una domanda era posta. Chi è profeta: un matto, un geniale, egocentrico e nemico del dubbio, uno a cui piace essere ascoltato e tanto si abitua alla attenzione altrui che a un certo punto non distingue tra affermazioni ragionevoli e sovrane sciocchezze. Può avere visioni alternative di un mondo giusto rispetto a una realtà ingiusta, può fondare orientamenti di pensiero e finire dimenticato. Ma profeta può essere semplicemente un bravo uomo che nella vita ha goduto della compagnia di due o tre amici fedeli.
E dell’ammirazione di una ragazza vestita delle potenze della femminilità.
Dei bambini giocando a pallone sollevavano sabbia che il vento mandava verso i tre e allora essi anche per togliersela di dosso si decisero al bagno.
Fu Claudia a venirgli addosso. Una collisione mentre anche lei nuotava con la testa sott’acqua.
6
Auditorio della biblioteca. Ore sei del pomeriggio. Il professor Valletta presentava una nuova edizione del De oratore di Cicerone. Si era impegnato molto per pubblicizzare l’evento che in qualche modo si inseriva nel colore antico della festa dei lumi. Agli annunci sulla stampa aveva aggiunto i volantini che andando a passeggio estraeva di tasca e consegnava ai conoscenti con raccomandazione di passaparola. La stragrande maggioranza dei convenuti superava i sessant’anni. Gente che aveva studiato ai licei conservando ancora un’idea del latino. Non c’era ombra di giovani o studenti del Dom. Ma era estate.
A ricevere erano addette Sofia e Claudia. Ardenti del sole preso in spiaggia la mattina e vestite eleganti, non restavano impalate sulla porta ma muovendo intorno per indicare sedie libere esponevano le loro svettanti figure alla vista generale. Marzio Valletta era orgoglioso di sua figlia. Le stava appresso per presentarla come attrice ma accorto sempre a tacere ed allontanarsi affinché lei concentrasse su di sé l’attenzione.
Salvatore Pasina come direttore della biblioteca e socio del circolo aveva il compito di presentare il relatore e un altro docente chiamato a parlare del controverso gradimento studentesco del latino. Guardando le ragazze spostarsi qua e là nella sala si chiedeva se erano lì a fare la cornice o il quadro. Contrariamente all’amico si sentiva intristito. Era convinto che Sofia non sarebbe mai riuscita ad avere una cattedra di insegnamento, mai sarebbe stata idolo e sogno di studenti maschi. Neanche fidanzata e sposa di un uomo di lettere.
Seduto. Ormai prigioniero, ripassava in mente ciò che avrebbe detto in apertura. Conversando nei giorni precedenti con Marzio temeva che costui avrebbe annoiato con le nostalgie degli ozi letterari, del glorioso e faticoso apprendimento della lingua latina, base per ogni stile elegante e per l’arte della perfetta concatenazione logico sintattica.
Ci sono sempre quelli che ingombrano davanti al tavolo dei relatori per salutare gli onorati studiosi. Non vede ciò che succede oltre la barriera. C’è il paese colto, diciamo l’aspetto umanistico del paesaggio.
Si apre uno spazio. Oltre l’ultima fila di sedie una tonaca francescana è omaggiata dalle ragazze. Ma no. Esse stanno presentando a padre Alfonso una signora la quale al momento è di spalle ma non può essere che lei, Gaia. Nel gruppo c’è anche un signore. Sarà il marito.
Le prime file sono tutte occupate. Meglio così. Pasina ha gli obblighi dei saluti e non deve perdere il filo sia pur breve di una storia dal primo al secondo triumvirato e alla crisi della repubblica. Da Cesare al principato di Augusto. Tragica ironia nella vita di un principe del foro romano. L’oratore, il console, colui che si prefigge il compito di comporre azione sociale e diritto, Cicerone, finisce proscritto dai signori della guerra. È assassinato a Formia il 7 dicembre del 43 a.C. La sua testa e le sue mani sono esposte sui rostri a Roma.
Gaia ancora in piedi in fondo alla sala accanto alle ragazze. Libertà di fuga?
Valletta, ricevuto il microfono, ringrazia anche lui il pubblico e spende le prime parole per accattivarsi la benevolenza di coloro che da studenti hanno odiato le versioni da Cicerone e hanno vissuto momenti di sfiducia nelle proprie facoltà, seppure non richiesti di pensare in latino. Ecco come sta riportando l’uditorio di ragguardevole età ai tempi della giovinezza che lui ammanta di aura mitica in quanto ormai sufficientemente lontana. Ricorda che sta per riaccendersi la festa delle lanterne e coloro i quali si sono aggirati in paese la sera precedente hanno già vissuto la dolcissima sensazione di essere spinti nel passato delle relazioni umane semplici, ma anche della cultura appresa alla fioca luce dello studiolo, quasi in quella atmosfera conventuale dove si tentava di costruire una vita associata, se non felice, almeno tollerabile.
Dom si infervora. Il vero oratore, l’uomo che passa dai tribunali alla politica e dalla politica alla formulazione delle leggi e quindi dalla discussione delle leggi torna alla difesa nei tribunali, non può essere solo un tecnico, uno specialista, ma deve ascoltare, leggere, quindi conoscere la realtà e poter dibattere sui suoi molteplici aspetti. Deve saper farsi ascoltare con la potenza e la bellezza della parola per descrivere le contraddizioni insite nel profondo dell’esistenza. Questo significa toccare il cuore degli ascoltatori, trascinarli con onestà e saggezza, appassionarli perché poi essi proseguano in una loro ricerca di senso nell’operare umano. Se si tratta di insegnare trucchi per portare l’acqua al proprio mulino non si formano oratori ma si mettono armi nelle mani di pazzi.
Sono pagine ciceroniane che Soti conosce. Non ha bisogno di seguire il filo del discorso. È trasportato in uno spazio altrettanto lontano, nel campo tendato a pochi passi dalla riva del Gange dove la sera era illuminata dalle lanterne. Avviene una contaminazione di voce e immagine. Quei lumi si sono riaccesi. Si chiede quale sia stato l’inizio, quando nel viaggio sia cominciato l’incrociarsi degli sguardi con Gaia. Se lei era incuriosita delle confidenze di Sofia sul padre, se tale curiosità era rafforzata dai commenti pettegoli di Claudia. Il viso le si schiariva ad ogni poco innocente richiamo come la pagina cui si accosta una luce. Terra degli incantesimi l’India. Quel viso adesso è troppo lontano per leggervi un soprassalto, un segnale. Lei può avere accettato l’invito all’evento solo per un cortese saluto alle ragazze e per temporaneo cedimento alla nostalgia.
Intanto è protetto da note di un tempo remoto, da un allontanamento. Il Dom dice di un Cicerone che si lamentava di non aver potuto leggere abbastanza preso com’era dagli impegni forensi e dalla politica. Gli era mancata così una più completa conoscenza della vita umana da attingere con lo studio della storia, ma anche con l’osservazione più vasta della propria contemporaneità. L’oratore, nella sua semplice attività processuale, come nei discorsi di fronte al senato e al popolo, deve assicurare di non essere un manipolatore delle coscienze. Appellandosi al diritto civile, alla storia, alla filosofia morale si propone di orientare i cittadini sui sentieri della libertà e della giustizia.
Da giovane ha studiato ad Atene nelle scuole di filosofia e di retorica. L’Ellade è ormai soggetta alle leggi di Roma. Ma a Roma si è verificato il discidium linguae atque cordis, la separazione di eloquenza e saggezza, quindi di azione e pensiero. È venuto meno il modello di uomo di stato simboleggiato da Pericle. Con la decadenza, con la sconfitta militare i filosofi si sono allontanati dall’azione, dalla politica. L’espressione verbale si è separata dal pensiero. Ormai il vincitore va in Grecia per imparare a leggere in lingua originale Omero, Sofocle, Platone… È Tucidide però l’intellettuale insuperabile. Interessato alla storia come maestra delle passioni umane, è impegnato anche in politica, consapevole che l’esilio dalla propria città è il prezzo prima o poi da pagare. I moderni triumviri, signori dei media, stabiliscono accordi sapendo di non doverci tener fede in seguito. Quando nell’azione sono del tutto assenti il pensiero, la cultura, la conoscenza del mondo, ecco allora il dilagare del populismo, della violenza. I protagonisti del dialogo ciceroniano sono profondamente turbati per la crisi in cui sprofonda la res publica. Nelle loro discussioni che si svolgono nella pace della villa di campagna è delineato l’ideale dell’uomo politico. Il suo discorso deve levarsi saggio e convincente nelle assemblee deliberative costituite per sanare o almeno attenuare i conflitti connaturati all’agire umano.
Riacceso il suo microfono Salvatore Pasina ripropone l’idea che l’uomo saggio cerca sempre di affidarsi al magico strumento della parola. L’esempio insuperabile di prosa sapiente e ornata rimane eternamente il latino di Cicerone. E tuttavia eternamente sospesa rimane la figura dell’ottimate signore di terre e di schiavi.
Pioggia gli applausi del pubblico. Nebbia i mille occhi su di lui. La mente già occupata al dopo, ad altro.
Frate Aloisio avvicinatosi a salutare si dilungava in apprezzamenti sulla conferenza con somma soddisfazione del Valletta che doveva avere insistito nell’invitarlo. I due si promettevano futuri incontri e scambi di notizie. Così bloccavano Soti il quale temeva che Gaia e coniuge lasciassero la sala limitandosi a salutare le ragazze.
«Padre, le presento il mio amico dottor Soti Pasina» volse a dire infine Marzio. «Mi scuso di non averlo fatto prima.»
«Oh ma noi ci conosciamo» rispose il religioso tendendo la mano. «Siamo vicini… di casa.»
«Il professore collabora con la compagnia teatrale Idrusa. Lui scrive testi e recita insieme con mia figlia Claudia e sua figlia Sofia.»
«Ho avuto notizie direttamente dalle signorine. Una bella passione quella per il teatro.»
Se non con i padri il frate aveva con le loro figliole consuetudini di dialogo. Già che prima della conferenza esse gli avevano presentato la loro conoscente.
A sala ormai semivuota le due ragazze si avvicinano insieme con la coppia ospite per le presentazioni mancanti. Gaia e il marito, avvocato Ottavio. La signora si mantiene in uno stato di assenza, quasi di non attenzione. Offre allo stupore di Soti la pallida nobiltà del suo volto, le onde inerti dei capelli neri. Il vestito stretto con le sue fredde fantasie le fascia un corpo dalla perfetta armonia di forme. Interviene con frasi di cerimonia Dom Valletta, il quale a tanta vista ha raddoppiato le forze del suo spirito. Le fa il baciamano e la ringrazia della amicizia accordata a Claudia nell’avventura indiana. A dialogo avviato viene a sapere che l’avvocato esercita nella capitale, nella Roma di cui prima lui ha percorso alti momenti di storia. Ipotizza lo svilupparsi di nuove frequentazioni. Prospetta successivi convegni in biblioteca con la presenza del religioso per riflessioni su diritto e morale. Invita alfine la coppia a godersi insieme in giro per il paese la seconda sera delle lanterne. Ma intanto decanta le delizie della cucina paesana e l’accoglienza in certi ristoranti sul mare.
Gaia, che in tutto questo tempo ha mosso solo qualche freddo lampeggio su Soti, per prima sta per declinare l’invito. Dichiara un impedimento in quanto il figlio iserata ha bisogno di lei. A diciotto anni non ha ancora imparato a sbrigarsela quando organizza una festa in casa con amici. Giusto perché Dom Valletta si animi nel convincerla a non essere troppo protettiva. Avendo ricevuto l’assenso del signor coniuge, prosegue con lui in una conversazione separata sulla pedagogia familiare che ha l’aria di non finire tanto presto. Di fatto una liberazione per gli altri. Così per i lunghi corridoi tutti si avviano lentamente all’uscita. Gaia risponde cortesemente alle domande delle ragazze che le chiedono se ricorda quello e quell’altro luogo dell’India, quello e quell’altro compagno di viaggio, ma le sue parole sono pura voce e sipario su passate tempeste. Agli inviti ha risposto presentandosi col marito. Poteva venir da sola. Anche la sera prima poteva venire sola. Neanche uno spiraglio di altri sorrisi, di altri quadri. È il messaggio chiaro. Soti sta vivendo la situazione degli addii, quando lo sguardo allarga a cogliere l’amata insieme con il paesaggio che tornerà presto vuoto. Tutto succede troppo in fretta.
(continua)