La Grecia e il mare

Certo il mare per i Greci fu luogo di incubazione culturale, e il Mediterraneo in particolare culla di civiltà, perché luogo di incontro, di scambio, di commercio con popoli diversi, a cominciare dall’incontro con i Fenici, dai quali gli Elleni appresero negli approdi comuni la scrittura, riprendendo i loro segni alfabetici, ma valendosene in maniera originale. Viceversa, già per l’immaginario ellenico arcaico, l’ignoranza del mare e della sua economia, costituiva un disvalore; questo spiega la fine che Tiresia vaticina ad Ulisse (Odissea 11.121-37): una morte dolce gli sarebbe venuta dal mare, solo dopo aver raggiunto un popolo che, ignorando mare e navigazione, avrebbe scambiato un remo per un ventilabro, strumento agricolo, in una scena vistosamente distopica.

La lingua ellenica possedeva numerosi termini per designare il mare, di origine diversa, pregreca alcuni, con significato ed uso particolari. A sé sta ōkeanós, “oceano”, concepito in epoca arcaica quale immenso fiume (circolare ?), che nella descrizione omerica chiude l’ultima fascia dello Scudo di Achille (Il. 18.607-8). I termini più comuni sono thálassa (attico –tta), “acqua del mare”, pélagos, “mare aperto”, hals, “acqua salata, mare”, anzitutto presso la costa, póntos, “rotta, percorso marino”, dalla stessa radice indoeuropea che indica il collegamento, da cui proviene il latino pons. Ed è Pontos il termine che, da solo, per antomasia, o accompagnato dall’eufemismo Euxeinos (Ospitale, in luogo di Axeinos, Inospitale), indicava l’odierno Mar Nero, ma, in unione con aggettivi geografici e qualifiche speciali, come Hellēspontos, identificava di norma mari particolari — Egeo, Tirreno, ecc. — e formava in composizione toponimi come Metaponton, Propontis. Memorabili poi rimangono le espressioni di alta tradizione, formulari, che suggeriscono caratteristiche costanti, sonore e coloristiche, del mare. Esempio delle prime è polyphoîsboio thalássēs, “del molto risonante mare”; esempi delle seconde gli aggettivi poliós, “canuto”, attribuito ai femminili thálassa e hals, con evidente riferimento alle biancheggianti creste delle onde, e oînops, “colore del vino”, rosso scuro, per lo più riferito al maschile póntos.

*

«Dio! disse tranquillamente. Il mare è proprio come dice Algy: una dolce madre grigia, no? Il mare verdemoccio. Il mare scrotocostrittore. Epi oinopa ponton. Ah, Dedalus, i Greci. Ti devo erudire. Li devi leggere nell’originale. Thalatta! Thalatta! È la nostra grande dolce madre. Vieni a vedere. Stephen si alzò e si accostò al parapetto. Appoggiatosi abbassò lo sguardo sull’acqua e sul postale che usciva dall’imboccatura del porto di Kingstown». Così, a chiosare l’osservazione affettiva per il mare della baia di Dublino, «la nostra grande dolce madre», riprendendo i versi di «Algy» (Algernon Charles Swinburne), James Joyce, nelle primissime pagine dell’Ulysses, evoca, per bocca del suo Buck Mulligan, lingua e immagini degli antichi Greci, citando una formula epica per il mare, epì oínopa pónton, “sul mare colore del vino”, e un grido prosastico, thálatta, thálatta!, “il mare, il mare!”, proveniente dal racconto dell’Anabasi di Senofonte (4.7.24): il grido con cui i Diecimila mercenari greci, alla vista del Mar Nero, riconoscevano raggiunta la via della salvezza, fuori dalla terra straniera infida, con le incognite quotidiane, le imboscate, i continui scontri, e la possibilità di ritorno in patria (ma la narrazione delle loro azioni era ben lontana dal concludersi). Il mare come salvezza, via verso la patria, per i Greci di Senofonte; il mare della natia Dublino come dolcezza materna per il personaggio di Joyce — e l’autore della moderna Odissea confessava di ignorare la lingua greca antica, proprio come il suo protagonista, Stephen Dedalus. La profondità dei legami fra i moderni e i Greci antichi si misura anche attraverso un’eco mediata come questa, nel nome del mare narrato in quella lingua.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 9 febbraio 2024]

Questa voce è stata pubblicata in Antichistica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *