2) Il problema dell’inefficienza amministrativa riguarda altre variabili, oltre eventualmente, come nell’interpretazione del Governo, alla sola responsabilità della classe politica locale, che pure esiste. Innanzitutto, non si dispone di un criterio di misurazione oggettivo dell’efficienza della pubblica amministrazione: il criterio che la letteratura specialistica spesso comincia a utilizzare fa riferimento al parametro dell’European quality of Government index, che si basa sulla percezione che gli utenti hanno della performance dell’amministrazione locale (a titolo esemplificativo, i ritardi dei pagamenti da part dei Comuni: https://ec.europa.eu/…/maps/quality-of-government_en). È poi rilevante considerare che la pubblica amministrazione italiana, e ancor più quella meridionale, risente del forte sottodimensionamento per quanto attiene alla numerosità di dipendenti, di gran lunga inferiore alla media europea. Stando a SVIIMEZ, l’indice di ricambio delle risorse umane – il numero di assunzioni per ogni pensionamento – nella Pubblica Amministrazione è pari a 1,02 al Centro-Nord nel periodo 2008-2018 e per il Sud a 0,52, con una riduzione di oltre 350.000 unità prevalentemente a tempo indeterminato, peraltro molto pochi con elevato titolo di studio (pochissimi, infatti, sono i dottori di ricerca nel settore pubblico). Aumenta considerevolmente l’età media dei dipendenti pubblici, con effetti di segno negativo sulla produttività del lavoro. Come si sta verificando per l’attuazione del PNRR, una pubblica amministrazione sottodimensionata per organico e con elevata età media dei dipendenti è un fattore cruciale di inefficienza nell’erogazione dei servizi e di funzionalità del settore pubblico.
[“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 9 febbraio 2024]