Le nuove sculture di Castro

La novità emersa dalle recenti ricerche consiste nella scoperta di altre statue colossali oltre a quella interpretata come Atena. Si tratta di figure scolpite nella pietra leccese, delle stesse dimensioni della prima, a costituire un complesso statuario, che attualmente, per dimensioni, stile e iconografia, rappresentano un unicum in tutta l’arte della Magna Grecia. Sinora i frammenti permettono di accertare la presenza di altre tre statue delle stesse dimensioni della prima. Appare ormai assodata la presenza della statua di culto, che rappresentava la dea della Sapienza, ma soltanto il ritrovamento della testa potrà permettere di capire quale della statue sinora ritrovate appartenesse ad essa.

Ma cosa rappresentavano le altre, sinora, tre statue (ma è certo che ce ne erano altre)?

Il pensiero corre all’acropoli di Atene. All’esterno del Partenone, il tempio che custodiva il simulacro di Atena, opera eccelsa di Fidia, il pianoro dell’Acropoli era abitato da statue di fanciulle (le Korai), a far corona di bellezza alla dea. Le stesse immagini (agalmata in greco) erano state poste anche a creare un recinto intorno alla tomba del mitico Cecrope, il primo re della città; sei bellissime statue in marmo pentelico poggiavano sopra un elegante basamento in marmo: la celebre loggetta delle Cariatidi. Nome attribuito da Vitruvio, molti secoli dopo, a queste figure femminili poste a sorreggere un architrave: forse si riferivano alle donne prigioniere di una città (Karyai), dopo che questa venne conquistata.

Nel santuario di Castro appare ormai certo che le statue di fanciulle fanno parte dello stesso edificio del grande basamento ornato da eleganti volute vegetali, rese con un gusto che anticipa di quasi duemila anni il barocco leccese; recano tracce degli stessi strumenti, la pietra è del tutto simile, mentre le analisi delle superfici hanno rivelato gli stessi colori e lo stesso rivestimento protettivo di sostanze organiche. Anche sul pianoro di Castro possiamo dunque immaginare un recinto sacro in cui il basamento sorreggeva una fila di statue di Cariatidi, e quelle rinvenute a Vaste, della stessa officina, possono essere un buon confronto. Ma nel santuario di Atena questo recinto presenta dimensioni colossali, con un’altezza di più di sei metri ed ora sappiamo che poteva circondare il luogo della grotta cisterna sotto la Cattedrale romanica. Le dimensioni eccezionali delle sculture continuano a stupire a Castro, ma questo fatto si capisce solo pensando che, al monumento, hanno lavorato scultori provenienti da Taranto, dove il gigantismo delle statue e degli edifici era la cifra dominante, a segnare la manifestazione di un potere che si proiettava in tutto il Mediterraneo: e pure Lisippo vi aveva realizzato il Colosso di Zeus, una statua di bronzo alta diciotto metri (una palazzina di quattro piani) a dominare i due mari.

Si apre ora un nuovo, affascinante, capitolo dell’avventura di Castro, dove tante nuove scoperte ancora ci attendono. Ora che il Ministero della Cultura ha posto il vincolo archeologico sull’area degli scavi e sul lotto di terreno adiacente, bisogna procedere con velocità all’esproprio affinché anche questa parte del Santuario possa rivelare i suoi segreti e continuare a stupirci.

Le ultime campagne di scavo a Castro, su concessione MIC-SABAP per le province di Lecce e Brindisi, sono state possibili grazie al sostegno finanziario di privati: prof. Francesco De Sio Lazzari, Maria Teresa Tafuri, l’Inner Wheel Tricase-Leuca (Presidente Graziana Aprile), oltre che del Comune di Castro.

Il Convegno si è realizzato grazie al sostegno delle Imprese Marullo, Nicolì, Art Work, Quarta Caffè e Apulia Digital, tutte impegnate nella valorizzazione del Patrimonio Culturale, non solo salentino.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 31 gennaio 2023]

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