di Francesco D’Andria
Il Convegno che si è tenuto, mercoledì e giovedì scorso, nella Sala Conferenze del Rettorato al Carmine, ha visto la partecipazione di studiosi provenienti dagli Stati Uniti, Spagna, Germania, Ungheria, dalla Scuola Normale di Pisa e da altre Università italiane, dall’Accademia dei Lincei, tutti impegnati a discutere dell’arte e della scultura in Magna Grecia, alla luce delle straordinarie scoperte di Castro. La bella intervista di Anna Manuela Vincenti, apparsa venerdì sulle pagine del Quotidiano, reca un titolo efficace: «Atena, la dea non è sola», che allude alla scoperta di nuove sculture nelle campagne di scavo svolte dopo l’apertura della Mostra al MaRTA, il 20 dicembre del 2022. In effetti i nuovi elementi di statue femminili in pietra leccese, di dimensioni colossali, rendono ancora più complessa e inaspettata la realtà archeologica che si era sviluppata, tra l’età arcaica e il III sec. a.C., sul pianoro di Castro, nel santuario di Atena, celebre nell’Antichità per le sue ricchezze. Come noto, a questo luogo fa riferimento anche Virgilio nel libro III dell’Eneide quando descrive, con versi di rara intensità emotiva, il primo sbarco di Enea e dei profughi troiani sulle coste dell’Italia.
Sinora il Quotidiano ha puntualmente informato i lettori delle scoperte effettuate a Castro, parlando della statua colossale in calcare della dea (altezza calcolata m. 3,30), della quale tutti attendiamo il completamento con l’auspicata scoperta della testa. Per queste regioni ritengo necessario spiegare il significato di queste nuove scoperte, discusse ampiamente durante il convegno e specialmente nel corso della visita che gli studiosi hanno potuto effettuare sul sito e nel Museo. Bisogna però premettere che ogni ricostruzione andrà proposta pensando che l’area sinora oggetto di scavo, nel fondo Capanne, ha una estensione limitata (m. 25x 20, uguale a 860 metri quadri), pari alla percentuale del 2,68 % del centro storico di Castro che era interamente occupato dalle strutture del Santuario. E’ dunque possibile che nuove, rivoluzionarie, scoperte possano emergere dall’ampliamento dell’area di scavo, tali da modificare ancora le interpretazioni proposte.